Dopo la parentopoli di Allumiere che mesi fa ha scosso la Regione Lazio, un altro concorso getta ombre sinistre in regione. Si tratta del bando della XV Comunità Montana di Arce in provincia di Frosinone, un ente controllato dalla Pisana, grazie al quale hanno ottenuto l’agognato posto fisso congiunti di sindaci e assessori o collaboratori di politici attivi nei territori, in particolare legati al Pd e a Forza Italia. Fatti per i quali il procuratore capo della Repubblica di Cassino, Luciano d’Emmanuele, ha dato il via libera al blitz con cui la Guardia di Finanza, oltre a notificare gli avvisi di garanzia, ha eseguito ben 26 perquisizioni tra le province di Frosinone, Roma e Napoli, a carico di tredici indagati.
Secondo i magistrati il concorso è stato sostanzialmente incanalato grazie a una serie di abusi d’ufficio, falsi in atti pubblici e indicazioni ai candidati sulle prove da sostenere che venivano comunicate tramite Whatsapp. Così a finire nel mirino dei pm sono l’ex presidente della Comunità Montana di Arce Gianluca Quadrini (nella foto), ex forzista e che recentemente ha annunciato il passaggio alla Lega di Matteo Salvini; Luca Di Maio, segretario generale della XV Comunità Montana e attualmente direttore del IX Municipio a Roma; Maria Raso, presidente della Commissione d’esame nonché cognata del sindaco di Colle San Magno; Antonio Marasca, membro esterno della commissione; Paolo Fella, altro membro esterno; Claudia Tata, segretaria della commissione d’esame; Orazio Capraro, Rup nel procedimento amministrativo per l’assunzione del vincitore a tempo indeterminato; Maria Grazia Nardoianni, segretaria della commissione esame; Antonio Iannarelli, sindaco di Villa Santa Lucia; Tommaso Nardoianni, assessore comunale a Villa Santa Lucia; Giuseppe La Marra, anche lui assessore a Villa Santa Lucia; Samanta De Santis, segretaria personale di Quadrini; e Walter Salera, ossia il vincitore del concorso e cugino del sindaco dem di Cassino Sandro Salera.
OMBRE E SOSPETTI. A dare il via all’indagine è stato un esposto presentato da alcuni cittadini all’Autorità nazionale anticorruzione convinti che, alla luce degli esiti del concorso, ci fosse qualcosa di sospetto. Per questo l’allora capo dell’Anac, Raffaele Cantone, ha segnalato il caso alla Procura che da quel momento ha iniziato a indagare. Secondo quanto emerso il concorso pubblico bandito dalla XV Comunità Montana metteva in palio l’assunzione a tempo indeterminato di un agente della Polizia Locale per conto del comune di Villa Santa Lucia.
In modo del tutto analogo a quanto accaduto ad Allumiere, dal bando è nata una graduatoria utilizzabile anche dagli altri Comuni della Comunità che avrebbe permesso altre assunzioni. Peccato che dalla graduatoria finale, dei 43 candidati idonei almeno 10 sono risultati politici, amministratori o loro congiunti. Tanto è bastato per convincere gli inquirenti che gli illeciti contestati sarebbero stati commessi nell’ambito di un accordo trasversale tra le forze politiche attive nel territorio.
Proprio nel dispositivo si legge che “le informazioni acquisite consentono di ritenere, tra l’altro, che costoro (gli indagati, ndr) abbiano concluso accordi illeciti con soggetti favoriti nelle fasi concorsuali, utilizzando telefoni cellulari o apparecchi informatici” e “attraverso le comuni applicazioni di messaggistica istantanea e i social network”. Così, prosegue l’atto, “attraverso i medesimi mezzi informatici venivano trasmessi i test” e “le tracce degli elaborati scritti”.