Con il blitz in Vigilanza sulla par condicio, la maggioranza garantirà più tempo in televisione agli esponenti di governo. Dario Carotenuto, capogruppo 5 Stelle in commissione, si rischia di andare incontro a una vero e proprio regime di propaganda?
“Il tema è che stanno creando una cornice ampia nella quale rischia di potere entrare qualsiasi intervento dei ministri, o presidente del Consiglio, che si sono candidati. Questo è il tema sul quale noi volevamo delle garanzie, le abbiamo chieste. Ma in un regolamento sulla par condicio che dovrebbe vedere tutti quanti d’accordo, con un voto all’unanimità, invece questo accordo non c’è stato. Ed è preoccupante da tutti i punti di vista come atteggiamento della maggioranza, con pochi margini di trattativa. L’atteggiamento verso le opposizioni è stato ostile, non hanno approvato nessuna delle proposte che andavano a stringere meglio queste maglie, per tutelare il pluralismo e la corretta informazione. È un segnale preoccupate, come tanti che abbiamo avuto in questo periodo di Rai targata Meloni”.
Quali saranno le conseguenze concrete in tema di par condicio?
“Ad esempio un intervento di Salvini sul Ponte sullo Stretto potrà essere non conteggiato all’interno del minutaggio dei partiti, del candidato Salvini, ma verrà trasmesso in quanto notizia importante. Sarà un chiaro vantaggio per i ministri candidati che avranno la strada spianata nelle trasmissioni di approfondimento”.
C’è il rischio di andare incontro a valutazione arbitrarie?
“Consideriamo quello che è successo in passato a Catania, quando RaiNews trasmise il comizio di Meloni, spiegando che lo faceva perché era un comizio del governo”.
La Rai può diventare un vero megafono del governo?
“Diciamo che io estenderei il concetto oltre la Rai, perché è un atteggiamento complessivo. Se dai un segnale del genere, dimostri di avere una visione predatoria del Paese. Ci sono due modi di interpretare l’atteggiamento rispetto alle proposte delle opposizioni: una è questo dispotismo, questo eccesso di esibizione del potere; dall’altro canto tra di loro sono talmente spaccati da non poter considerare gli interventi che arrivano al di fuori della loro cerchia di potere, perché li mette in fibrillazione”.
La questione va oltre la televisione, come dimostra quanto sta avvenendo con l’Agi e la possibile cessione ad Angelucci…
“Il contesto italiano dell’informazione è drammatico. È chiaro che il nostro è un Paese in cui l’informazione è gestita da editori impuri e l’esempio più eclatante è proprio Angelucci, che – non pago dei suoi quotidiani – vuole comprare un’agenzia di stampa dallo Stato. Stiamo facendo pressing su Giorgetti affinché non faccia questa svendita che non ha senso perché i conti di Eni sono a posto, non capiamo perché si debba vendere questo asset ed è assurdo che si faccia a un parlamentare che ha già in pancia tanti quotidiani, parliamo di una concentrazione di potere che può andar bene. Di cosa stiamo parlando? Ed è gravissimo che chi è al governo non si ponga il problema, si immagina un controllo totale dell’editoria?”
Andiamo sempre più verso una stampa di regime?
“Certamente sì, il punto è che Meloni non sta mantenendo le promesse fatte e ha bisogno che nessuno le ponga domande scomode”.
Sta riuscendo a imbavagliare la stampa?
“Penso che le stia facendo talmente grosse… Forse a scuola bisognerebbe studiare come ci si informa, perché è talmente complicato… Credo sia un tema chiave per il futuro della democrazia, in generale, perché senza un’editoria e un’informazione corretta non c’è libertà. Peraltro i dati, Auditel e dei giornali, ci dicono chiaramente che la gente non crede più a quello che ascolta, se la gente non crede in quelle fonti crede sempre di più a quello che vedrà sui suoi cellulari, con i social che disegnano una realtà disegnata su misura, con un algoritmo. E questo è devastante ed è per questo che dovremmo salvaguardare la Rai e renderla autorevole e non farla diventare una fiancheggiatrice del governo. Invece questi che fanno? Un programma come Report, che va bene anche nelle repliche, lo tolgono dal palinsesto estivo ed è assurdo con un canale come Rai 3 in crisi di ascolti, con un programma che ti costa zero a fa l’8%”.
Le opposizioni vengono schiacciate così sui mezzi d’informazioni?
“Ci sono oggi delle regole, come la regola dei terzi. Anche se a mio avviso una democrazia è piena laddove le minoranze hanno più spazio per raccontare quello che andrebbe fatto, invece qui diamo per scontato che due terzi debbano essere a favore maggioranza e governo. Questa è la legge per ora, in questo scenario loro rispettano questo terzo da dare alle minoranze, ma pur rispettandolo la narrazione di fondo che creano attraverso i programmi di infotainment, il modo in cui elaborano il telegiornale, è tale che danno maggiore forza a quel racconto. Nel momento in cui ti massacro il Movimento 5 Stelle, non basta dargli lo stesso tempo, ed è questo che stanno facendo. Magari le regole le rispettano pure, ma dal punto di vista della gestione…”.