C’è questa piccola storia infame che arriva dalle parti di Treviso e riguarda un poliziotto trentenne candidato nel 2019 con Fratelli d’Italia finito nei guai per un giro di prostituzione. A colpire, come spesso accade, è il divario tra ciò che Ivan D’Amore – questo il nome dell’indagato – prometteva ai suoi elettori e i suoi comportamenti privati.
La piccola storia infame del poliziotto trevigiano candidato nel 2019 con FdI nei guai per un giro di prostituzione
“È andata bene, sono sorpreso per le mie 111 preferenze, il terzo in tutta la coalizione, è stato un risultato personale che mi riempie di orgoglio, e che mi incita a continuare su questa strada. Evidentemente sono piaciuti i progetti che ho esposto: sicurezza urbana, lotta all’accattonaggio e alla prostituzione”, diceva D’Amore nel 2019, dopo essersi candidato con Fratelli d’Italia.
Prometteva lo stop della prostituzione in pubblico e intanto nel privato D’Amore è stato arrestato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, in concorso con una donna colombiana, Mariby Morales di 50 anni. Secondo l’accusa, avrebbe gestito alcuni appartamenti con un vasto giro di prostitute e trans che gli avrebbe garantito un giro d’affari di 70 mila euro al mese.
È una piccola storia infame di coerenza come molte altre, certo. Colpisce però lo svuotamento delle promesse elettorale che non sono nient’altro che le imitazioni di un tic. Essere contro la droga e poi drogarsi, odiare gli omosessuali per nascondersi, voler combattere l’evasione e intanto evadere, tuonare contro il Reddito di cittadinanza e poi intascarselo oppure usare il Superbonus mentre lo si abolisce sono i segnali di una politica intesa come posa pubblica e nient’altro. Migliaia di cloni locali dei leader nazionali che ripetono a pappagallo la manfrina. E poi ci si stupisce dell’astensionismo.