“Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della Guerra fredda, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante”. Sembrerebbe il discorso illuminato di un leader politico. E invece a pronunciare queste parole è stato ieri Papa Francesco (leggi l’articolo). Che ha aggiunto un’eloquente proposta: “È opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”.
INTANTO IN ITALIA… Chissà a quanti saranno fischiate le orecchie sentendosi sentiti tirati in ballo, direttamente o indirettamente, dal Pontefice. E chissà cosa avrà pensato – o detto – il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Proprio nelle ultime settimane, infatti, sono approdati in Parlamento una serie di atti sottoposti a parere parlamentare che prevedono nuovi incredibili programmi militari. Missili, droni, blindati, radar, munizioni di nuova generazione. C’è tutto questo nel carrello della spesa del Governo italiano, per un ammontare stimato superiore ai 10 miliardi di euro. Qualche esempio?
Uno degli ultimi atti arrivati all’attenzione delle Camere prevede “l’acquisizione di munizionamento di nuova generazione, sviluppato e prodotto dall’industria nazionale”. Si tratta di “Vulcano” che consentirà alla nostra artiglieria di avere una “guida a terminale assistita da un sensore laser semi-attivo”. Costo? “Il programma ha un fabbisogno complessivo stimato di 235 milioni di euro”, ma la prima tranche si fermerà a “soli” 73. Sempre in questi giorni si discuterà del munizionamento per “cannoni e lanciatori per razzi” (costo: 60 milioni).
LA LUNGA LISTA DELLA SPESA. Naturalmente non poteva mancare un rafforzamento anche per la via terrestre, deciso attraverso l’acquisto di 1.600 blindati “Lince” che saranno in dotazione del nostro Esercito e che nei prossimi anni ci costeranno la bellezza – stando a quanto recita il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa – di 3,5 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno ulteriori 165 milioni di euro per altri blindati volti a sostenere “la mobilità tattica terrestre dell’Arma dei carabinieri”. Un ulteriore decreto futuristico riguarda “la capacità di comando e controllo multidominio delle Brigate dell’Esercito italiano”.
In altre parole, si prevede il potenziamento delle reti, dei posti di comando digitalizzati anche per scongiurare ed evitare cyber-minacce e si stima un fabbisogno di 1,1 miliardi di euro. Nella lista della spesa ci sono anche sensori radar e ottici (111 milioni) e, soprattutto, i droni europei. Secondo il programma ministeriale ci costeranno 1,9 miliardi da qui al 2035. L’intervento degno di maggiore nota riguarda però i nuovi sistemi missilistici. Sono addirittura due gli atti di governo: uno focalizzato all’ammodernamento “dei sistemi missilistici di difesa aerea” sulle navi Andrea Doria e Caio Duilio (900 milioni); l’altro, invece, volto al rinnovamento e potenziamento della capacità di difesa aerea e missilistica “a protezione del territorio nazionale e dell’Alleanza atlantica” (2,3 miliardi). Quando si dice: le priorità.