Papa Francesco non ha dimenticato i terremotati del 2012 dell’Emilia-Romagna. A quasi cinque anni dal sisma che ha colpito molti paesi di quella regione, il Pontefice ha portato il suo incoraggiamento alle popolazioni che stanno ancora ultimando la ricostruzione, visitando Mirandola, luogo simbolo di quella tragedia.
“Di fronte ai grandi ‘perché’ della vita abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede. Non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta”, ha affermato Bergoglio nell’omelia tenuta a Carpi.
Il 2 aprile è peraltro una data storica per la Chiesa, in cui si commemora la morte di Giovanni Paolo II. Ma è anche l’anniversario della strage di Garissa, in Kenya, in cui sono stati uccisi 150 studenti per mano dei terroristi islamici. Dunque, la visita nella aree terremotate. “Nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo. Attorno a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro”, ha scandito Francesco di fronte ai fedeli.