Una Chiesa versione British. Molto più vicina a quella anglicana con l’istituzione delle donne diacono. Proprio nella giornata di oggi, giovedì 12 maggio, Papa Francesco ha ritenuto “una possibilità” l’apertura alle “donne prete”, rivolgendosi a una platea particolarmente interessata al tema: le 900 superiori generali degli istituti religiosi femminili. “Nella storia della Chiesa ci sono state le diaconesse, possiamo pensare a questa possibilità”, ha affermato il Pontefice. Un’affermazione che sconfessa la posizione di uno dei predecessori di Bergoglio più amati: Giovanni Paolo II. Wojtyla, infatti, aveva espresso il proprio netto “no” nel 1994
In più di venti anni, però, le cose stanno cambiando. Basti pensare al caso di Padova con l’istituzione di una figura come le collaboratrici apostoliche. “È una forma di diaconia femminile ispirata al Vangelo. Le collaboratrici apostoliche assumono la diaconia apostolica come progetto di vita accolto, approvato e orientato dal vescovo”, hanno specificato dalla diocesi di Padova.
Tuttavia, Francesco ha rilanciato il ruolo delle donne al di là della questione diaconale. “La Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale. Anche che possano guidare un ufficio in Vaticano”, ha affermato il Papa. E ha aggiunto: “Troppe donne consacrate sono donnette invece che persone coinvolte nel ministero del servizio. La vita consacrata è un cammino di povertà. Non un suicidio”.
Cosa fanno i diaconi
La riforma prospettata da Bergoglio avrebbe un impatto notevole sull’organizzazione della Chiesa. I diaconi, infatti, sono il primo grado dell’ordine sacro. A seguire ci sono poi il sacerdozio e dall’episcopato. Tra le funzioni svolgibili dai diaconi ci sono: l’amministrazione di alcuni sacramenti, come il battesimo e il matrimonio. In alcuni casi il diacono svolge un ruolo di guida nelle parrocchie in cui non ci sono sacerdoti.