Papa Francesco ha ringraziato oggi, intervenendo agli Stati Generali della Natalità, il premier Mario Draghi per l’assegno unico universale per i figli, un provvedimento inserito nel Family Act, fortemente voluto dal M5S e dal precedente esecutivo, che a fine marzo ha ricevuto il via libera definitivo del Senato, ma che arriverà alle famiglie, salvo imprevisti, a partire da luglio e per ora sotto forma di “misura ponte”.
L’approvazione della legge delega, che prevedeva, per l’appunto, l’introduzione dell’assegno per i figli under 21, è arrivata tardi e dunque c’è poco tempo a disposizione per rispettare la data del 1° luglio, inizialmente annunciata dal Governo. La conferma è arrivata dalla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, spiegando che l’assegno unico è “in fase di costruzione” e che per non deludere le aspettative delle famiglie “l’idea è di partire comunque da luglio” ma con “una misura ponte”. Dunque le famiglie potrebbero ricevere un assegno unico semplificato, rispetto a quello che verrà introdotto a partire dal 2022 e probabilmente anche con importi minori rispetto ai 250 euro massimi annunciati.
L’intervento di Draghi agli Stati Generali della Natalità.
“Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti”. E’ quanto ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo agli Stati Generali della Natalità (qui il video). “I giovani – ha aggiunto il premier – fanno fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito. Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato”.
“Nel 2020 – ha sottolineato Draghi – sono nati solo 404.000 bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa. Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”.
“Il Governo – ha detto ancora Draghi – si sta impegnando su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne. Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie”.
L’intervento di Papa Francesco.
“Il tema della natalità è basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita” ha detto Papa Francesco, intervenendo agli Stati Generali della Natalità. “I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere dei figli – ha aggiunto il Santo Padre -, ma i loro sogni di vita si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio. Solo la metà dei giovani crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita. Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico ed universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie”.
“Se le famiglie non sono al centro del presente – ha poi aggiunto Papa Francesco – non ci sarà futuro. Se le famiglie ripartono, tutto riparte. Occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese”.