Show del centrodestra (leggi Fratelli d’Italia e Lega) in piazza e nelle aule del Parlamento contro il green pass. In particolare il partito di Giorgia Meloni ieri è arrivato a occupare l’emiciclo della Camera con cartelli “No green pass”, congelando i lavori dell’Aula, per quasi un’ora. Ad innescare la protesta la decisione della presidenza di Montecitorio di non concedere lo scrutinio segreto per le votazioni sulla pregiudiziale di incostituzionalità al decreto varato dal governo sul certificato verde presentata dal partito della Meloni.
“Il Green pass è diventato uno strumento surrettizio per imporre l’obbligatorietà vaccinale. Se il governo è tranquillo deve semplicemente imporlo per legge e non inventarsi un ricatto sociale di massa”, dichiara Andrea Delmastro Delle Vedove, di FdI. Mentre la Meloni chiede al premier di fare chiarezza tra la posizione di Draghi secondo cui chi è vaccinato e si trova in un luogo nel quale si accede solo con Green pass ha la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose e le tesi di Anthony Fauci, immunologo consulente del presidente degli Stati Uniti, secondo cui il livello del virus nelle mucose delle persone vaccinate contagiate con la variante Delta è esattamente lo stesso presente in una persona non vaccinata infetta. In più FdI insiste col sostenere che la nuova declinazione del green pass rischia di mettere ulteriormente in ginocchio il comparto turistico italiano: “A pochi giorni dall’entrata in vigore delle nuove norme, infatti, mancano chiare regole per i turisti extra Ue e il loro accesso nei luoghi dove è previsto l’obbligo del certificato verde”.
“Evidentemente Meloni preferisce tornare al lockdown, una posizione folle e irresponsabile” ha stigmatizzato il dem Matteo Orfini. Ad ogni modo, alla ripresa dei lavori l’Aula ha bocciato l’incostituzionalità del decreto legge con 288 no, 51 sì e un astenuto. La Lega ha spiegato la scelta di votare contro l’incostituzionalità per poter modificare il testo. “Paradossale pregiudiziale di FdI sul decreto green pass che chiede che l’Aula non proceda all’esame del decreto. Così rimane in vigore per 60 giorni senza possibilità di cambiarlo e discuterne. Anche no”, dichiara il leghista Claudio Borghi. Proprio Borghi, insieme ai colleghi di partito Alberto Bagnai, Armando Siri e Simone Pillon, mercoledì – giorno in cui ci sono state fiaccolate in 12 città, da Trento a Palermo, per dire “no” al Green Pass, ha partecipato alla manifestazione che si è svolta a Roma. In piazza del Popolo si sono ritrovati un migliaio di persone dietro allo striscione “Uniti per la libertà di scelta, contro ogni discriminazione”.
Oggi la Lega, di lotta e di governo, prende “parzialmente” le distanze dai parlamentari leghisti presenti nella piazza della capitale. O perlomeno le prendono il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari (“Io non ci sono andato e ritengo che i miei colleghi abbiano sbagliato ad andare”) e il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia. Secondo Massimiliano Fedriga il dissenso è sacro ma – ammette – a quella manifestazione non ci sarei andato. “Personalmente, non condivido la campagna No vax o No pass: dunque quella della fiaccolata non è la mia piazza”, ha detto in un’intervista a Repubblica, pur facendo notare che il green pass presenta delle “criticità”. “Trasformare i ristoratori in controllori”, fa l’esempio il presidente, “è cosa difficile”. Chi non pare affatto prendere le distanze, sebbene proprio nella giornata di mercoledì abbia incontrato il premier in persona, è proprio il leader del Carroccio, Matteo Salvini: “Alla manifestazione nella piazza romana – dice – non c’era un’adesione ufficiale della Lega ma se siamo in democrazia ognuno è libero di partecipare”.