Ieri in edicola è uscito il nuovo numero del manifesto della razza. L’ha scritto, stampato e distribuito per noi il settimanale Panorama, diretto da Maurizio Belpietro. Sulla copertina rosso sangue campeggia il titolo Un’Italia senza italiani accompagnata da foto degli “stranieri” come li intende la peggiore destra bifolca: tutti neri, ovviamente, afrodiscendenti con l’aggiunta di una donna con il velo. A vederla di primo acchito si potrebbe pensare a una sfortunata titolazione. Niente affatto.
Ieri in edicola è uscito il nuovo numero del manifesto della razza. L’ha scritto, stampato e distribuito per noi il settimanale Panorama
“Dai ghetti di Campania e Puglia alle “balnlieue alla francese” di Milano e Roma, dove l’integrazione è ormai impossibile tra degrado e criminalità – si legge sulla copertina -. Al di là delle polemiche sulla “sostituzione etnica” vince la realtà”. All’interno l’articolo è la summa della peggiore televisione che in questi anni ha coltivato il razzismo per spingere la destra radicale. L’immagine è quella di un’Italia tormentata dai reati e dalla sporcizia dello straniero invasore, disturbata dai colori di pelle troppo scura nelle nostre città.
“Ecco la mappa di un Paese in cui l’immigrazione disordinata e clandestina ha strappato il tessuto sociale”, scrive fiero il settimanale. Il tessuto sociale, secondo Belpietro, è “strappato” non dalle mafie che importano quintali di cocaina e reinvestono i soldi sporchi in fiorenti (finte) attività economiche, non è nemmeno la corruzione e l’evasione fiscale che atterrisce le casse dello Stato e nemmeno il tracollo economico che impoverisce anche chi ha un lavoro: è colpa del nero ai bordi delle strade.
Ci siamo abituati al razzismo strisciante e dilagante ma la copertina di Panorama è un punto di svolta sull’argine della vergogna che si sposa qualche metro più in là. Come fa notare la scrittrice Michela Murgia quella copertina andrebbe messa sotto al naso di chi da mesi accusa di “esagerare” quando si parla di un dirompente ritorno del fascismo culturale che ormai sembra essersi sdoganato come pratica quotidiana.
“Ammetto che a volte – scrive Murgia – vorrei chiedere a chi minimizza: ma esattamente come ti aspetti che arrivi il fascismo? Che si annunci in camicia nera alla porta come i testimoni di Geova? Che ti gridi “credere, obbedire, combattere in metropolitana?”. Nel giro di pochi giorni un ministro e un importante settimanale della sua area politica hanno rilanciato la “sostituzione etnica” (teoria ispiratrice delle stragi di estrema destra) e hanno messo in copertina persone “non italiane”.
La parola “razza” è pronunciata liberamente da ministri e sottosegretari, senza nemmeno un plissé da parte dei giornalisti che raccolgono i loro deliri. Qualche settimana fa l’Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu (Oim) ha scritto che nel primo trimestre di quest’anno i ritardi nelle operazioni di ricerca e salvataggio (Sar) nel Mediterraneo sono stati un fattore determinante in almeno sei episodi dall’inizio dell’anno, causando la morte di 127 persone. Qual è il limite? Quanto razzismo e quanta xenofobia siamo disposti a sopportare dalla stampa di destra che batte sui tamburi dell’intolleranza per ingrassare il vitello già grasso della compagine governativa? Qual è il limite in cui una parte del Parlamento e della società civile avranno il coraggio di chiamare questo nero agire con il suo vero nome?