Dodici dicembre 2016. Otto giorni dopo la debacle referendaria, accade l’inevitabile: Matteo Renzi, che già aveva rassegnato le dimissioni, lascia Palazzo Chigi al suo ex ministro (e uomo di fiducia), Paolo Gentiloni. Da allora sono passati due mesi e mezzo. Per l’esattezza, 74 giorni durante i quali, tra decreti, polemiche politiche e rischio di sanzioni Ue, è successo di tutto. Su una cosa, invece, non si è mossa una foglia: le consulenze e gli incarichi di diretta collaborazione a Palazzo Chigi, di cui ad oggi nulla si sa.
Legge infranta – Eppure la legge parla chiaro. La fatidica sezione “amministrazione trasparente”, imposta dalla legge a tutte le pubbliche amministrazioni, sul sito manca dei dovuti aggiornamenti. Parliamo, in altre parole, di tutto l’armamentario la cui indicazione on line è stata regolata nel dettaglio dal decreto legislativo numero 33 del 2013. Ecco, è quantomeno strano che, dai ministeri agli enti pubblici, sebbene si sia accumulato un legittimo ritardo (come quello della Farnesina, utimo dicastero a comunicare i nuovi collaboratori assunti con Angelino Alfano), tutti hanno provveduto a pubblicare i nuovi incarichi di consulenza. Stupisce che non l’abbia fatto proprio la presidenza del Consiglio. Ma non è tutto. Perché oltre al danno si aggiunge la beffa. Già, perché sfogliando gli aggiornamenti reperibili sul sito istituazionale, emerge che l’ultimo risale proprio al 12 dicembre, giorno di insediamento di Gentiloni. Peccato, però, che la lista dei consulenti faccia ovviamente riferimento al Governo Renzi e, dunque, molti dei dirigenti menzionati già hanno cambiato “dimora”, come – un caso su tutti – il dottor Achille Passoni che ha seguito l’ex sottosegretario Marco Minniti al Viminale. Insomma, tutto resta “top secret”, con la conseguenza che, ad esempio, per appurare che Tobia Zevi, storico collaboratore di Gentiloni e giovane di punta del Pd capitolino, sia “emigrato” dalla Farnesina alla presidenza del Consiglio, invece che far riferimento al sito di Palazzo Chigi, è bastato consultare il suo profilo Twitter, dove legittimamente Zevi scrive di lavorare nell’ufficio del primo ministro italiano. Ovviamente, però, senza dati ufficiali è impossibile conoscere retribuzione e oggetto specifico dell’incarico.
Tutto tace – Ovviamente il nostro giornale ha chiesto conto all’ufficio stampa di Palazzo Chigi il perché di questo evidente ritardo. Peccato però che nessuna risposta sia arrivata. Sarebbe stato curioso chiedere, tra le altre cose, anche quanto incassa Gentiloni ora che è passato dalla Farnesina a Palazzo Chigi. Già, perché anche nella sua pagina personale, se c’è il link alla sua biografia e al decreto del Presidente della Repubblica di nomina, manca quello relativo ai “Compensi connessi all’assunzione della carica”. Uno spazio vuoto e nulla più. Nonostante sia scritto espressamente che l’ultimo aggiornamento della pagina risale al 10 febbraio 2017. Quando, si presume, il compesno era già arcinoto.
Tw: @CarmineGazzanni