“Le decisioni vanno rispettate, ma siamo in democrazia: lo statuto prevede la possibilità di impugnare la decisione della mia espulsione dell’Anm. C’è una parte di magistratura che mi chiede di dimostrare la mia innocenza, io non ho mai ricevuto somme di denaro per una nomina. Impugnerò la decisione davanti all’assemblea generale dei soci chiedendo di spiegare le mie ragioni in un confronto”. E’ quanto ha detto a Omnibus il pm ed ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, espulso dall’Anm in seguito all’inchiesta per corruzione che lo vede indagato a Perugia.
“Chi ha cariche rappresentative – ha aggiunto il pm romano – guarda solo ai magistrati, deve rispondere a chi lo ha eletto. A torto o ragione il sistema delle correnti replica la politica ma assecondare le richieste di un politico mi avrebbe fatto perdere fiducia nei confronti di un magistrato. Non nascondo di aver sviluppato rapporti con la politica, ma non per fare favori, solo per avere interlocuzioni che inevitabilmente ricadevano sulle nomine. Occorre chiedere scusa a tutti i cittadini e a tanti magistrati che si trovano dentro a questa situazione. Sono rimasto incastrato in questo sistema, ma non voglio fungere da capro espiatorio. Sono stato inghiottito, io ero animato dei più nobili ideali. Il sistema ha fallito, sono pronto a prendermi la mia quota di responsabilità ma non quella degli altri”.
“Ho fatto parte del sistema – ha detto ancora Palamara -, ma non l’ho inventato io. Quando sono diventato presidente Anm sono stato eletto col sistema delle correnti, il mio lavoro mi ha catapultato ad avere rapporti con le forze politiche. Sono consapevole di essere visto come chi parla solo a posteriori, ma in quel mondo si prova a cambiare le situazioni. Mi sono sempre battuto per una ‘giustizia giusta’ e oggi vengo accusato di fare attacchi indiscriminati”. Palamara ha confermato anche la sua volontà di fare i nomi degli altri personaggi coinvolti nel corso dell’inchiesta: “Il cittadino può restare disorientato, ma tutti dobbiamo capire che questo sistema ha fallito. Faccio i nomi perché devo dimostrare quello che è effettivamente stato il mio ruolo, per questo devo far capire come funzionava il sistema, nessuno escluso. Trovo singolare che io debba giustificare migliaia di nomine, si è fallito solo quando su certe nomine chi non era appartenente alle correnti risultava penalizzato”.