Michele Gubitosa, deputato e vicepresidente del M5S, cos’è successo in Commissione Lavoro della Camera ieri sul salario minimo?
“Dopo aver presentato un emendamento soppressivo della proposta di legge delle opposizioni, a prima firma del presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte, in commissione Lavoro i partiti di maggioranza avrebbero voluto strozzare il dibattito e passare direttamente ai voti. Ma un tema così importante non può essere affrontato in fretta e furia, né tantomeno si può pensare che un’intera pdl sia cancellata con un tratto di penna. Per questo, siamo intervenuti in massa per far comprendere a FdI, Lega e Forza Italia la necessità di tale intervento. Andiamo avanti nella nostra battaglia”.
Perché secondo lei le destre si oppongono così ferocemente a una legge di civiltà come questa?
“A leggere le scuse che accampano, mi viene da pensare che non sappiano di cosa stanno parlando. Ce n’è una che più di tutte mi fa sorridere: ‘Con il salario minimo si abbasseranno gli stipendi’. Ciò non è successo in nessuno dei 21 Paesi europei che hanno già adottato tale misura; anzi, come evidenzia il caso della Germania, fissando una soglia minima avviene l’esatto contrario. Più in generale, mi sembra che il disegno di questa Destra sia chiaro: creare le condizioni affinché i lavoratori siano sempre più ricattabili e sfruttati. Lo testimoniano gli interventi per allargare l’uso di contratti a termine e voucher”.
Cosa farete adesso di fronte al muro del governo, rinuncerete alla battaglia?
“Assolutamente no. La PdL andrà in Aula alla Camera il 28 luglio. Se la maggioranza dovesse realmente assumersi la responsabilità di bocciarla, continueremo a combattere sia dentro sia fuori dal Parlamento fin quando non porteremo a casa il risultato”.
I partiti di opposizione su questo sono tutti uniti, eccezion fatta per Italia Viva.
“Non mi sorprende: ormai IV è una costola della maggioranza e Matteo Renzi veste i panni dell’avvocato difensore dei Berlusconi. Quanto all’unione delle opposizioni, come M5S abbiamo sempre tenuto un atteggiamento costruttivo con tutti, in particolare se c’è da portare avanti battaglie per i cittadini. È positivo che con Elly Schlein il Pd stia mandando definitivamente in soffitta l’era renziana, ma restano delle divergenze, come sulla guerra in Ucraina dove non c’è stata discontinuità”.
Perché è così importante l’introduzione di un salario minimo legale?
“Un Paese che vuole dirsi civile non può permettersi di avere 4 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri. Nel Mezzogiorno, come rilevato ieri dallo Svimez, il 25% di essi guadagna meno di 9 euro lordi l’ora, la soglia indicata dalla nostra PdL. Anche al Centro-Nord è il 15%. Non è un caso se il 75% degli italiani è favorevole al salario minimo legale. FdI, Lega e FI saranno pure maggioranza in Parlamento, ma su questo tema sicuramente non lo sono nel Paese”.
“No al salario minimo da Urss, sì al salario ricco”, ha detto il ministro Antonio Tajani.
“Quando ho letto le affermazioni di Tajani mi è venuto da sorridere. Come detto poc’anzi, il salario minimo esiste in quasi tutta Europa, a cominciare da Germania, Francia e Spagna. Sono tutti sovietici? Quanto al ‘salario ricco’, il ministro degli Esteri dice che per potervi giungere servono le grandi riforme: ne deduciamo che il Governo intenda rimpinguare le tasche degli italiani con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, lo svuotamento del traffico di influenze illecite e attaccando pilastri della lotta alle mafie come il concorso esterno in associazione mafiosa, oppure proponendo un ordine del giorno al bilancio della Camera per aumentare l’indennità dei deputati come ha fatto FI. Per Meloni & Co. gli amici degli amici vengono sempre prima di tutto. E i propri interessi prima di quelli dei lavoratori. Del resto, invece che alzare i salari, preferiscono aumentare i propri vitalizi”.
Sulla social card avete chiesto un’informativa urgente della ministra Calderone. Cosa chiedete?
“Di fare chiarezza su quella che appare a tutti gli effetti come una mancetta, che esclude single, anziani e cassintegrati e addirittura dice ai destinatari cosa possono mangiare e cosa no. Così il Governo vuole lavarsi la coscienza dopo aver smantellato il Reddito di cittadinanza, ma se pensano che basti contro il caro vita significa che vivono su un altro pianeta”.
Il ministro Matteo Salvini auspica una grande e definitiva pace fiscale. Che messaggio si dà ai contribuenti?
“Il messaggio sbagliato, quello secondo il quale l’evasione è una marachella che si può perdonare, quando invece è un reato grave contro lo Stato e quindi contro tutti noi. E chi ha pagato tutto quello che doveva, quindi, ha sbagliato? Siamo tutti dalla parte di piccoli imprenditori, commercianti e artigiani che faticano a pagare e siamo favorevoli a venire loro incontro. Ma non ci piacciono i colpi di spugna, soprattutto se rappresentano un regalo ai grandi evasori”.
Giustizia, fisco, Mes, Autonomia differenziata, alleanze europee. Questo governo litiga su tutto. Si trovano d’accordo solo sulla guerra ai poveri?
“L’impressione è proprio quella. Ogni giorno nasce un nuovo scontro nella maggioranza, ormai è chiaro a tutti che la sbandierata unità di intenti all’interno del governo è soltanto una chimera. Quando però c’è da schierarsi dalla parte del più potente o del più furbo, torna subito il sereno. A discapito delle fasce più fragili della popolazione, viste come autentico fumo negli occhi. Dall’abolizione del Rdc alla presa in giro della social card, gli esempi non mancano di certo”.
Pnrr. Allo stato attuale dobbiamo preoccuparci?
“La preoccupazione è inevitabile. Siamo in ritardo, la terza rata ancora non si vede e la quarta è a rischio. Siamo di fronte alla più grande occasione per il Paese dal boom economico del dopoguerra e il governo continua ad andare a rilento. Quei fondi servono alle nostre scuole, alla nostra sanità, alla digitalizzazione del Paese e alla transizione ecologica. Non possiamo permetterci il lusso di perderli”.