Si accorciano i tempi sulla manovra correttiva da 3,4 miliardi che l’Unione Europea ha chiesto al Governo di Paolo Gentiloni entro aprile. Nelle scorse ore, come racconta Repubblica, gli sherpa dei ministri europei delle Finanze hanno approvato l’Opinione sui conti italiani che sarà sul tavolo dell’Eurogruppo il 20 marzo a Bruxelles. Un passo avanti verso la procedura d’infrazione – un commissariamento sulla politica economica e un rischio per la tenuta del Paese sui mercati – che Roma potrà disinnescare solo con un intervento credibile sui conti nel prossimo mese.
Tanto più che ora a complicare le cose c’è un ulteriore tassello: secondo il Comitato economico e finanziario – questo il nome del gruppo di lavoro che riunisce governi, Commissione e Bce – c’è il rischio che salti un pezzo della flessibilità, quella per gli investimenti, concessa all’Italia nel 2016. Circostanza che farebbe traballare l’intera costruzione dei conti degli ultimi due anni e che nel peggiore degli scenari potrebbe portare alla richiesta di restituzione dei soldi, lo 0,2% del Pil, altri 3,4 miliardi, o parte di essi per non finire in procedura.
Secondo la Ue nel 2017 il deficit salirà al 2,4% del Pil dal 2,3% registrato nel 2016 mentre il debito è proiettato verso il 133,3%. Nel 2017, notano gli sherpa, l’Italia avrebbe dovuto portare a casa una correzione strutturale pari allo 0,6% del Pil mentre ci sarà un deterioramento dello 0,4%. Per questo il Comitato afferma che Roma “rischia una deviazione significativa rispetto all’aggiustamento nel 2017” anche tenendo conto del bonus dello 0,32% del Pil, circa 5,5 miliardi, per migranti e terremoti. Dunque “a prima vista c’è l’evidenza del rischio di un deficit eccessivo basato sulla regola del debito”, la norma che impone di correggere il deficit strutturale per abbassare appunto il debito.
I problemi riguardano però anche i conti del 2016, che non tornano del tutto. E questo fa sì che gli sherpa affermino che al momento Roma “rischia una deviazione significativa rispetto agli impegni nel 2016 e 2017” con il pericolo che non si dimostri più capace di “mantenere la dinamica del debito su un percorso sostenibile”. Questa la pagella che sarà sottoposta dai colleghi a Pier Carlo Padoan all’Eurogruppo del 20 marzo.