Un’altra, l’ennesima, conferma: i giudici possono disapplicare le decisioni della politica sulla valutazione dei Paesi sicuri e stabilire se sia o meno giusto rimpatriare i migranti nel loro Stato d’origine. Anche la Cassazione dà torto al governo, che pretende di stabilire quali siano i Paesi sicuri senza lasciare alcuna discrezionalità ai giudici.
Paesi sicuri, la Cassazione smentisce il governo
Alla politica resta la possibilità di prevedere il regime di esame delle domande di asilo, spiega la Corte, ma il giudice – pur non sostituendosi al ministero degli Esteri – “può valutare la sussistenza dei presupposti di legittimità di tale designazione” e “disapplicare” il decreto ministeriale con la lista dei Paesi sicuri.
La sentenza della prima sezione civile della Cassazione risponde a un rinvio pregiudiziale da parte del tribunale di Roma, risalente al luglio scorso (quindi prima del caso della mancata convalida del trattenimento dei migranti in Albania e del successivo decreto governativo sulla lista dei Paesi sicuri).
Il giudice, spiega la Cassazione, è “il garante dell’effettività” dei diritti del richiedente asilo e può disapplicare il decreto governativo “allorché la designazione operata dall’autorità governativa contrasti in modo manifesto” con quanto previsto dalla normativa europea o nazionale.
Insomma, “la valutazione governativa circa la natura sicura del Paese di origine non è decisiva” e quindi “non si pone un problema di disapplicazione del decreto”. Quindi questa sentenza, per dirla come Angelo Bonelli di Avs, di fatto smentisce il governo.