Sono anni che Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro dal 2012, viene dato in uscita da via XX Settembre. Il risultato è che finora il funzionario ex Banca mondiale, molto vicino a Mario Draghi, è riuscito sempre a salvarsi. Stavolta, però, dal ministero giungono “corpose” indiscrezioni secondo le quali il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, sarebbe intenzionato a sostituirlo, per giunta in tempi brevissimi (si parla addirittura del consiglio dei ministri di domani). E chi dovrebbe insediarsi, peraltro in una situazione di Governo traballante, al posto di La Via? La scelta del ministro sarebbe caduta su Fabrizio Pagani, capo della sua segreteria tecnica. Pagani, che era stato consigliere economico di palazzo Chigi ai tempi di Enrico Letta premier, oggi si trova a occupare anche una poltrona nel consiglio di amministrazione dell’Eni.
Il tracciato – Un percorso curioso, sin qui, il suo. Nel decreto di nomina, firmato da Padoan il 24 febbraio del 2014, Pagani viene qualificato come “direttore dell’ufficio G8 e G20 dell’Ocse”. Il Tesoro, contattato all’epoca da La Notizia (vedi il numero del 17 giugno 2014), fece sapere nel dettaglio che il capo segreteria tecnica del ministro è “in prestito dall’Ocse, sulla base di una convenzione”. Dettaglio che portò a confermare il fatto che il funzionario percepisce uno stipendio erogato direttamente dall’organizzazione con sede a Parigi. A questo emolumento, la cui entità non è nota, Pagani ha potuto sin qui cumulare il compenso da componente del Cda dell’Eni. Dalla relazione sulla remunerazione 2016 del Cane a sei zampe viene fuori che nell’esercizio 2015 Pagani ha percepito 80mila euro come consigliere di amministrazione. A cui però ha aggiunto 30mila euro come presidente del Comitato sostenibilità e scenari e 20mila euro come componente del Comitato nomine. In tutto, così, il capo segreteria tecnica del ministro ha incassato da Eni 130mila euro. Con un “piccolo” vantaggio rispetto agli altri dirigenti del Tesoro che siedono nel Cda delle controllate.
Il dettaglio – Proprio in quanto “in prestito dall’Ocse”, e quindi esterno al dicastero, Pagani non ha dovuto seguire la regola della retrocessione dei compensi Eni all’ente controllante. Anche questo venne confermato all’epoca a La Notizia dal Tesoro, che però tenne a precisare che “complessivamente il professor Pagani si colloca al di sotto del tetto dei 240 mila euro”. Ad ogni buon conto adesso per lui sembra aprirsi una partita delicata. Peraltro, se effettivamente dovesse prendere il posto di La Via, si troverebbe su una poltrona a rischio di spoils system con un nuovo governo (che al più tardi arriverà nel 2018). A quel punto, però, avrebbe già in mente un piano B: trasferirsi a Parigi per guidare la sede di Mediobanca. Un percorso non facile, comunque, per una partita che si annuncia non priva di incognite.
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