Torna ad alzarsi la tensione nel Pacifico. La Cina di Xi Jinping ha introdotto sanzioni contro 13 società militari e sei alti dirigenti degli Stati Uniti per la vendita di armi a Taiwan. A renderlo noto è il ministero degli Affari Esteri di Pechino secondo cui “gli Stati Uniti hanno nuovamente annunciato la vendita di armi a Taiwan, con un atto che viola palesemente il principio di ‘una sola Cina’, ribadito anche con i tre comunicati congiunti sino-americani”, in quanto “interferiscono gravemente negli affari interni della Cina, oltre a danneggiare la sovranità e l’integrità territoriale della Cina”.
Come spiegato dal portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, gli Stati uniti “devono interrompere immediatamente” le forniture di armi all’isola e devono cessare il loro sostegno alle “forze indipendentiste” di Taiwan. Questi atti, portati avanti dall’amministrazione di Joe Biden, prosegue Jian “interferiscono seriamente negli affari interni della Cina e danneggiano gravemente la sovranità e l’integrità territoriale della Cina”, aggiungendo che “l’indipendenza di Taiwan e la pace nello stretto di Taiwan sono incompatibili”.
Pacifico, la Cina sanziona 13 aziende degli Usa che forniscono armi a Taiwan e avvisa Washington: “Basta forniture di armi”
L’avvertimento di Pechino è stato preso in seria considerazione da Washington con Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente uscente Biden, che lancia l’allarme in vista di un possibile conflitto tra le due superpotenze. “Se finiamo, Dio non voglia, per entrare in una guerra totale con la Rpc, un esercito come quello della Rpc” allora “andremo incontro a un rapidissimo esaurimento delle scorte di munizioni”.
Lo stretto consigliere di Biden ha poi esortato la prossima amministrazione del presidente eletto Donald Trump a sostenere l’ascesa dell’industria della difesa americana, sempre più provata dagli aiuti all’Ucraina, a Israele e a Taiwan, così da essere pronti nel caso di nuove emergenze internazionali.