Andrea ti amo. Una scritta, impressa sulla sabbia. Così, sulla sua pagina di facebook, Federica De Luca, trent’anni, aveva espresso il suo amore per il figlio, di quattro anni. Federica, però, è stata trovata morta martedì sera nel proprio appartamento al terzo piano di uno stabile di via Galera Montefusco, a Taranto, alle spalle della Concattedrale. Picchiata e strangolata dal marito Luigi Alfarano, vent’anni più grande di lei, uno dei coordinatori delle attività promozionali dell’Ant (l’Associazione nazionale tumori) di Taranto. L’uomo ha poi lasciato l’appartamento con il figlio Andrea portandolo in auto in una casa di campagna sulla statale 106, dove lo ha ucciso con un colpo di pistola alla nuca, prima di togliersi la vita con la stessa arma.
La tragedia si è consumata nel giorno in cui i due coniugi avrebbero dovuto presentarsi in uno studio legale per discutere della loro separazione. A insospettirsi è stata la mamma di Federica, non avendo più notizie di lei. A quel punto i vigili del fuoco hanno sfondato la porta dell’abitazione di via Montefusco e hanno trovato il cadavere della 30enne, che presentava i segni dello strangolamento e di una colluttazione. Ma in casa non c’erano né il marito né il figlio. Sono così cominciate le ricerche, terminate con il ritrovamento dei corpi nella casa di campagna fra le zone Chiatona e Pino di Lenne.
IL PRECEDENTE – Il palazzo in cui è stata uccisa Federica De Luca si trova a poca distanza dallo stabile di via Gobetti in cui otto anni fa, nel marzo del 2008, si consumò un’altra tragedia familiare. Un primario ospedaliero, Enrico Brandimarte, uccise con colpi di martello prima le figlie di 14 e 11 anni e poi la moglie, Anna Maria Fanelli, di 44 anni, e dopo aver chiamato un collega avvisandolo di aver compiuto il massacro, si uccise recidendosi le arterie femorali con un bisturi.