Solo lunedì l’accoltellamento a Varese di una professoressa, ieri il ferimento – sempre con un coltello – di un 15enne a Milano davanti alla sua scuola. Continua, con un bollettino pressoché quotidiano, la striscia di sangue negli istituti della Lombardia. L’ultimo episodio è avvenuto a Pieve Emanuele, nel milanese, dove nel primo pomeriggio un quindicenne è stato ferito a una coscia, senza provocare danni a punti vitali, da un suo conoscente di 18 anni al culmine di una violenta lite, forse legata ad antipatie personali o molto probabilmente per una ragazza contesa. Fortunatamente il ragazzino, ricoverato e tenuto in osservazione all’Humanitas di Rozzano, non sarebbe in pericolo di vita. L’aggressore, dopo aver sferrato il fendente, ha gettato il coltello in un cesto della spazzatura e si è allontanato ma è stato individuato dai carabinieri.
Dopo Varese coltellate a Milano. Nelle scuole italiane c’è un’aggressione ogni 5 giorni. Il fenomeno è in forte crescita
Quello che sta accadendo nelle aule lombarde, purtroppo fa parte di un fenomeno in crescita in tutta Italia dove le scuole sembrano essersi trasformate in veri e propri ring tra scazzottate, risse e accoltellamenti sia di alunni e sia di professori. Basta ripercorrere i casi più recenti ed eclatanti per capire come siamo davanti a una vera e propria emergenza. Come riporta Today, a febbraio all’istituto comprensivo Europa Alighieri di Taranto un preside è finito in pronto soccorso dopo una brutale aggressione dal parte di una giovane alunna mentre qualche settimana prima un altro episodio di violenza ha interessato l’Istituto Bozzini-Fasani di Lucera dove un dirigente scolastico è stato aggredito dalla madre di una studentessa. A metà gennaio “il preside del liceo scientifico Scoza di Cosenza, Aldo Trecroci, è stato aggredito dal padre di una studentessa che contestava il progetto di alternanza scuola-lavoro”.
Insomma gli episodi continuano ad accumularsi e riguardano l’intero Paese tanto che, dati alla mano, le violenze ai danni del personale scolastico lo scorso anno sono state 36 mentre quest’anno sono già 27, ossia più di un caso a settimana. Numeri spaventosi confermati ieri anche dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante un confronto con i dirigenti scolastici pugliesi. “Rispetto allo scorso anno, in questi primi 4 mesi e mezzo registriamo un aumento del 111 per cento degli atti di violenza commessi da genitori, parenti”, nei confronti del personale della scuola.
Le violenze ai danni del personale scolastico lo scorso anno sono state 36 mentre quest’anno sono già 27
“Mentre sono in leggera diminuzione gli atti di violenza commessi da studenti, -11 per cento. Si nota un crescente scollamento tra famiglia e scuola”. Sempre secondo Valditara va “ricostituita l’alleanza fra genitori, famiglie e mondo della scuola: dobbiamo avviare una battaglia innanzitutto culturale. Sempre più spesso si ha l’impressione che i genitori siano un po’ diventati dei sindacalisti, con tutto il rispetto per i sindacalisti. Ma un conto è rappresentare le istanze dei lavoratori un conto è rappresentare quelle dei propri figli”. Ministro dell’Istruzione e del Merito che poi ha detto di credere “che dobbiamo ragionare sul fatto che nelle nostre scuole, come nella nostra società, sia in crisi il concetto di autorità. Dobbiamo ragionare sul ripristinare l’autorevolezza di chi lavora nella scuola, in particolare dei docenti e dei dirigenti scolastici. Autorevolezza che passa attraverso una rivalutazione del trattamento economico, un’attenzione allo status giuridico e attraverso misure di welfare”.
I dirigenti scolastici: “Lo Stato deve far sentire la sua presenza”
Pugno di ferro che viene chiesto anche dai sindacati di categoria, a partire da DirigentiScuola, secondo cui “c’è una nuova emergenza sociale, ancorché educativa, da affrontare, lo Stato deve far sentire la sua presenza e deve garantire maggiori controlli e una maggior sicurezza ai dipendenti della scuola”.