Al cancro della corruzione non si trova una cura. Gli arresti di ieri a Legnano colpiscono la Lega e sono solo l’ultimo episodio di malaffare dopo quelli di Milano, Umbria e Calabria.
Onorevole Andrea Orlando, visto quanto sta accadendo, il Pd ha sbagliato a non votare le nuove norme anticorruzione?
Gli arresti e le inchieste che lei cita, ai quali va aggiunto l’arresto del presidente del consiglio comunale di Roma sono realizzati sulla base delle norme vigenti al tempo dei fatti, segno che gli strumenti c’erano già prima. Le nuove norme sono inutili e dannose. È sbagliato e immorale dare l’immunità totale ai corruttori se collaborano. Un conto è lo sconto di pena che era già previsto, un conto è mandarli in libertà se collaborano. Sulla prescrizione illimitata si è già detto. Un processo infinito non serve a individuare i responsabili ma può distruggere degli innocenti.
Molti anche gli esponenti dem indagati. La governatrice dell’Umbria non si è ancora dimessa nonostante gli annunci. Questione morale irrisolta?
Neppure la sindaca Raggi si è dimessa quando fu raggiunta da un avviso di garanzia per un reato contro la Pa, e ha fatto bene perché poi è stata pienamente scagionata. Il sindaco di Livorno è candidato alle europee. Un avviso di garanzia non è una condanna. La presidente Marini ha legato le dimissioni, che per statuto della regione Umbria devono essere discusse e votate dal consiglio per essere efficaci, a valutazioni di carattere politico. La questione morale, espressione che non ho mai amato perché troppo vaga, si affronta con le leggi in campo di prevenzione e di repressione e con la selezione delle classi dirigenti. Le leggi le abbiamo fatte e siamo disponibili a farne altre, come nel caso di una legge che disciplini il conflitto di interessi. A differenza della maggioranza, prestiamo attenzione alle indicazioni che vengono dall’Autorità anticorruzione. Sul fronte delle classi dirigenti siamo reduci da un congresso che promuoverà un rinnovamento ampio a tutti i livelli.
Cosa ha fatto da ministro della giustizia contro la corruzione e quali ostacoli ha trovato?
Ho istituito l’autorità anticorruzione appunto, reintrodotto il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, esteso la responsabilità dei funzionari agli incaricati di pubblico servizio, introdotto degli sconti di pena per chi collabora, aumentato le pene per i reati contro la pubblica amministrazione. Feci approvare la legge sugli ecoreati. Non io, ma l’Ocse ha detto che quelle misure erano adeguate a combattere la corruzione. Mi dispiace di non essere riuscito a fare approvare le norme sulle agromafie che ho ripresentato in questa legislatura, ma che sono ferme in Parlamento. Certo che ho trovato resistenze, nella maggioranza e fuori. L’allora presidente di Confindustria disse che erano norme contro l’impresa. Alcuni colleghi di governo le reputavano troppo severe. Le opposizioni cercarono di boicottarle. Ma le approvammo.
Quale sarà il vostro approccio se tornerete al Governo?
Cancellando alcune norme introdotte da questa maggioranza che alzano le soglie per evitare le gare negli appalti e il cosiddetto sblocca cantieri che tra deroghe, procedure al massimo ribasso e commissari straordinari andrebbe chiamato sblocca tangenti. Andrebbe promosso un massiccio turn over nella Pa e andrebbe dato il personale necessario alle cancellerie dei tribunali per fare rapidamente i processi.
Perché il Pd non ha votato per la legge sul voto di scambio?
Perché complicherà le indagini, modifica una norma che funzionava bene, rischia di depotenziare il contrasto agli accordi elettorali politici-mafioso.
Il M5S predica tolleranza zero sulla corruzione. Su questo è possibile un avvicinamento?
Non si può essere credibili su questo terreno se si accettano condoni edilizi e fiscali come è avvenuto in questi mesi o si vara un vero e proprio scandalo come lo sblocca cantieri.