Già Guardasigilli nel governo Gentiloni, Andrea Orlando (Pd) è anche un profondo conoscitore della politica ligure – o di quel che ne rimane dopo lo tsunami dell’inchiesta che ha portato il presidente Giovanni Toti ai domiciliari -. Quindi chi meglio di lui per commentare le ultime scelte in materia di giustizia del ministro Carlo Nordio e le vicende che stanno infiammando Genova.
Orlando, spesso il ministro Nordio difende i suoi provvedimenti con frasi a effetto o con numeri imprecisi. Distrazione o scelta politica?
“Direi che Nordio ha fatto suo l’aforisma: ho delle opinioni, non mi disturbate con dei fatti…”.
Poi però i fatti glieli contestano… Per esempio, sull’abolizione dell’abuso d’ufficio l’Anm ha parlato di un regalo a 4 mila colletti bianchi!
“C’è una questione che mi preoccupa di più , sebbene si determinino come è ovvio delle ingiustizie. La cancellazione di un reato che sicuramente aveva una tipizzazione abbastanza problematica, ma che colpiva alcuni comportamenti che sono purtroppo costume in molti ambiti dell’esercizio del potere, cancella soprattutto la funzione di prevenzione. Cioè non si commette un certo tipo di condotta, perché si sa che è punita. Noi, ora che quella condotta non è più punita, non possiamo sapere quante condotte illegali, quali abusi di potere, si genereranno nei prossimi anni. È sicuro che saranno molti di quei 4mila che vengono citati”.
Altro fronte è la svolta autoritaria verso chi intende manifestare contro le opere pubbliche.
“Che non mi pare collimi con la dichiarata contrarietà al ‘panpenalismo’ che Nordio ha più volte esposto. Siamo di fronte al tentativo di affrontare il dissenso col diritto penale e una molto probabile censura costituzionale, perché è evidente che c’è una sproporzione tra bene pubblico tutelato e pena inflitta. Se la proporzionalità viene meno, avviene una cosa semplice: si spinge la gente a commettere reati più gravi, perché tanto hanno la stessa sanzione di quelli meno gravi. Lo spiegava molto tempo fa un grande italiano, Cesare Beccaria”.
Poi ci sono le intercettazioni: è una smania garantista o la volontà di non approfondire un certo tipo di reati…?
“Penso che siano entrambe le cose. Ma con l’eccezione della prima in senso rigidamente classista. Cioè un garantismo che vale solo per i ricchi e per il potere. L’indicazione fondamentale che avevamo assunto con la mia riforma era costruire delle regole che arrivassero al massimo della riservatezza, senza compromettere la possibilità delle indagini. A me pare che adesso ci si sia spinti oltre: con il tentativo di tutelare la riservatezza si sta arrivando alla impossibilità di realizzare le indagini”.
Capitolo Toti: dovrebbe dimettersi?
“È evidente che dovrebbe dimettersi. Giovedì non si è pronunciato soltanto un organo monocratico, ma un collegio. E questo dice qualcosa in più sulla fondatezza delle misure fin qui assunte. Però non voglio entrare nella vicenda giudiziaria, anche perché Toti si sta difendendo com’è legittimo. A questo punto, però, il vero problema sono tutte le forze politiche sue alleate a livello nazionale, locale e sociale, che si stanno assumendo la responsabilità degli effetti che si verranno a determinare sulla vita pubblica ed economica della nostra regione. E tali effetti e rischi iniziano a essere rilevanti”.
Del resto, se tornasse in libertà, ogni atto sarebbe sospetto… No?
“Toti e il sindaco Bucci hanno costruito il loro profilo sulla base della parola d’ordine del “fare”, del guardare poco le procedure, argomento questo che verrà speso in sede processuale. Ora mi chiedo che cosa può fare un presidente di regione con una struttura che sarà paralizzata dal terrore?”.
Ieri il consigliere Ferruccio Sansa ha lanciato l’idea di una manifestazione a Genova con tutti i leader dell’opposizione per sottoscrivere un “tavolo della buona politica”: può essere la
Liguria il luogo dove si ricompatta l’alleanza del centrosinistra?
“La Liguria è una regione che la coalizione aveva già iniziato a costruirla 5 anni fa. In condizioni difficili, nel post Covid, contro il sistema di potere che questa inchiesta ha messo in evidenza e con l’enormità di risorse che questo sistema aveva. Oggi si tratta di dare a quella coalizione un profilo e un carattere tenendo conto delle condizioni che si sono venute a determinare. Rispetto al livello nazionale, qui c’è una specificità che riguarda certo la buona politica ma anche la necessità di aggregare tutte quelle forze che sono preoccupate del disastro morale e politico che è stato prodotto, evitando la paralisi che può colpire quando passa un tornado come questo”.
Ma lei si candiderebbe…?
“Rispondo come rispondo da gennaio: sono a disposizione delle valutazioni che farà la coalizione e già in qualche modo ho iniziato a farmi un’idea in più rispetto ad alcuni mesi fa sia del sostegno possibile e delle sue dimensioni, sia degli interessi che si stanno agitando un po’ contro ”.