Dopo aver preso le redini del Consiglio Europeo e intrapreso un viaggio a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky al fine di spingere per il “cessate il fuoco” con la Russia, Viktor Orbán è volato anche a Mosca per un faccia a faccia con l’amico Vladimir Putin. Se già la sortita in Ucraina aveva destato non poco stupore, scatenando la risposta stizzita del leader di Kiev che gli aveva ribadito l’indisponibilità a trattare cessioni territoriali, il summit con lo zar ha alzato ulteriormente la tensione con il leader di Kiev e con l’intera Unione Europea che, dopo l’inevitabile stupore, ha preso le distanze dal primo ministro di Budapest.
“La visita del primo ministro Viktor Orbán a Mosca si svolge esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Russia” in quanto “non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell’Ue per visitare Mosca” e “non rappresenta l’Ue in alcuna forma” ha tuonato l’Alto rappresentante UE, Josep Borrell. Una precisazione che rischia di trasformarsi in un boomerang perché il leader di Budapest, il quale proprio durante questo viaggio ha incassato il supporto di Vox che ha lasciato il gruppo dei conservatori di Giorgia Meloni per aderire ai “patrioti per l’Europa” di Orbán, ha risposto di non avere “un mandato, sto semplicemente visitando posti dove è in corso una guerra che può avere un impatto sull’Ungheria e pongo delle domande” nella speranza di “incoraggiare le parti” ad arrivare alla pace.
La sfida di Orbán all’UE, vola a Mosca e incontra l’amico Putin
A ben vedere, a stupire non è il viaggio di Orbán quanto l’Unione Europea che, in ben ventotto mesi di conflitto, non è riuscita a fare granché per spingere Zelensky e Putin a trattare la fine delle ostilità. Un atteggiamento colpevolmente passivo che ha finito per consegnare le iniziative di pace nelle mani del discusso primo ministro magiaro che, in virtù del suo rapporto con lo zar, sembra fare gli interessi della Russia più che quelli dell’Ucraina e dell’UE. Cosa ancor più grave, secondo il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, il leader ungherese ha letteralmente bypassato Bruxelles visto che non ha avvisato le autorità comunitarie.
“Qualunque sia il messaggio sulla visita del premier Orbán”, appare evidente che si tratti “di appeasement e non di pace e noi crediamo che tutto ciò mini l’unità e la determinazione che dobbiamo mostrare per porre fine a questa guerra”, ha tagliato corto Mamer. C’è da dire che, al di là di tutto, Orbán ha ragione quando afferma che “non c’è soluzione sul campo di battaglia” e quindi bisogna trovare un punto di incontro tra le parti. Come non si può negare il fatto che, almeno sotto il profilo formale, il leader di Budapest ha correttamente visitato prima l’Ucraina e dopo la Russia, in netta controtendenza con la conferenza farsa in Svizzera di qualche settimana fa in cui Mosca non era stata nemmeno invitata.
L’esito del summit tra Orbán e Putin
Insomma, sebbene le mosse e le proposte di Orbán siano inattuabili e provocatorie, il vero problema è che in qualche modo bisogna arrivare al cessate il fuoco perché, come dice giustamente il primo ministro ungherese, “non è possibile arrivare alla pace stando comodamente seduti in poltrona a Bruxelles”. E appare chiaro che il leader di Budapest stia provocando l’UE visto che, malgrado abbia detto che il suo viaggio non è avvenuto su mandato europeo, nella foto del suo arrivo a Mosca, pubblicata sui social, campeggia il logo della Presidenza ungherese dell’UE. Ma non è tutto. Nel faccia a faccia con Putin, quest’ultimo gli ha illustrato il suo piano di pace per poi aggiungere che, a quanto gli risulta, il viaggio “non è solo in qualità di leader di un Paese amico, ma anche di rappresentante dell’UE” e per questo si aspetta di conoscere eventuali “proposte di Bruxelles”.
Quel che è certo è che il viaggio ha fatto nuovamente infuriare Zelensky che, palesemente infastidito, ha ribadito che “la decisione di fare questo viaggio è stata presa dalla parte ungherese senza alcun accordo o coordinamento con l’Ucraina. Per il nostro Paese, il principio di nessun accordo sull’Ucraina senza l’Ucraina rimane inviolabile e invitiamo tutti gli Stati ad aderirvi rigorosamente”. Quel che è certo è che il viaggio a Mosca non ha dato esito, visto che nella conferenza stampa congiunta, Putin ha detto di aver “respinto la richiesta di un cessate il fuoco per dare impulso ai negoziati di pace”, aggiungendo che la Russia resta convinta che “una delle condizioni per mettere fine al conflitto è il ritiro delle truppe ucraine dalle regioni rivendicate da Mosca”.