Secondo i dati preliminari sulle elezioni ungheresi, la coalizione di governo guidata dal primo ministro Viktor Orban ha vinto 134 dei 199 seggi nel parlamento del paese, avendo ricevuto oltre il 49% dei voti.
La coalizione comprende il partito conservatore Fidesz e il Partito popolare democratico cristiano (KDNP). Il partito di destra Jobbik è arrivato secondo con circa il 20% dei voti e 23 seggi; il Partito Socialista Ungherese (MSZP) è arrivato terzo con oltre il 12% dei voti e 19 seggi, la Democratic Coalition (DK) è arrivata al quarto posto con nove seggi e il partito liberale verde (LMP) è arrivato al quinto posto con sette posti. I leader dei partiti politici arrivati al secondo, al terzo e al quinto posto nelle elezioni parlamentari di ieri hanno annunciato le loro dimissioni.
La vittoria, sono state le prime parole di Orban che ha festeggiato il risultato coi suoi sostenitori, è un’opportunità “per difendere l’Ungheria”.
A premiarlo, secondo gli osservatori, è stato soprattutto il martellamento andato avanti per mesi, anche attraverso i media pubblici da lui controllati, circa il “pericolo mortale” che starebbe minacciando gli ungheresi: l’arrivo di migliaia di migranti musulmani, con il ricollocamento obbligatorio voluto dall’Ue. “Dobbiamo decidere bene, perché sbagliando non ci sarà più modo di riparare, rischiamo di perdere il nostro Paese, che diventerà un Paese di immigrati”, aveva detto ancora il giorno delle elezioni. Un messaggio che ha evidentemente raccolto il favore dell’elettorato.
“I patrioti europei festeggiano la conferma di Viktor Orban alla guida dell’Ungheria. Difesa dell’identità, lotta all’islamizzazione forzata, contrasto alla speculazione finanziaria e al globalismo: è il modello che Fratelli d’Italia vuole seguire anche in Italia”, commenta su Facebook la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Per il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo (M5s), si tratta invece di “una vergogna europea che mette però a nudo il fallimento della Ue”. Castaldo spiega inoltre che non tutti considerano Orban una minaccia. “È un uomo del Ppe, a Bruxelles – ricorda Castaldo al Messaggero – è alleato con Tajani e Angela Merkel. Loro non ‘disdegnano’ poi tanto la sua politica miope e fortemente anti-europea. Noi crediamo in una Europa plurale e aperta: in troppi casi in Ungheria sono stati calpestati i diritti fondamentali dei cittadini. E abbiamo chiesto perciò di aprire una procedura formale”.
Castaldo rileva che se Orban vuol fare parte della Ue deve accettare regole comuni che tutelino tutti: “Abbiamo ottenuto, grazie anche ai nostri voti in Parlamento europeo, dei ricollocamenti una tantum di migranti arrivati in Italia e invece l’Ungheria è tra i paesi che non solo non hanno rispettato le regole, ma si sono strenuamente opposti”.