Ci mancavano i No Spid. Dopo avere fatto una pessima figura sul Pos e sui pagamenti elettronici dalle parti del governo di Giorgia Meloni si sono messi in testa di abolire lo Spid, lo strumento di identità digitale che viene utilizzato per accedere ai servizi pubblici e che dopo qualche difficoltà iniziale comincia a funzionare in Italia.
Butti prepara la crociata contro l’identità digitale. Ma lo Spid è già stata attivato da 33 milioni di italiani
La battaglia la annuncia il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti (nella foto), d FdI, che all’iniziativa per il decennale del partito ha dichiarato: “Cerchiamo di spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione”.
Come? tenendo “la carta d’identità elettronica come unica identità digitale”, ha spiegato il ministro, adducendo “difficoltà per gli anziani” nell’utilizzo. Per Butti non è una novità: già prima del lockdown era intervenuto in Parlamento contro lo Spid con la solita retorica dei servizi “in mano ai privati” mentre la carta d’identità elettronica sarebbe in mano al ministero dell’Interno e ai Comuni.
Dopo quel suo intervento in Parlamento però in Italia 30 milioni di italiani hanno attivato il proprio Spid. Non male per essere un servizio destinato a fallire. Butti però ha deciso di insistere fingendo di non sapere che a inizio 2022 erano 28 milioni le identità Spid attive in Italia mentre ora siamo arrivati a 33 milioni. Prima della pandemia, invece, erano appena 6 milioni i cittadini italiani che avevano richiesto lo Spid, completando la procedura di identificazione che viene effettuata da un ente terzo accreditato da AgiD (come Poste Italiane, Aruba, Telecom e altri ancora).
Secondo l’AgiD si sono registrati oltre mezzo miliardo di accessi nel 2021 e circa 330 milioni solo nel primo quadrimestre del 2022
Sempre a proposito di numeri: secondo i dati ufficiali forniti da AgiD si sono registrati oltre mezzo miliardo di accessi nel 2021 e circa 330 milioni solo nel primo quadrimestre del 2022. Lo Spid, tra le altre cose, rientra anche negli obiettivi del Pnrr tant’è che lo scorso maggio l’ex Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao dichiarava: “Abbiamo raggiunto in anticipo l’obiettivo annuale di diffusione dell’identità digitale previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (pari al 38% della popolazione), e ci avviciniamo sempre di più all’obiettivo del 2023 (il 46% della popolazione). È un tassello fondamentale per proseguire il percorso della digitalizzazione e grazie a questa capillare diffusione lo Stato potrà offrire servizi pubblici ancora più efficienti e semplici da utilizzare, migliorando così il rapporto dei cittadini e delle imprese con la Pubblica Amministrazione. Ciò sarà possibile anche grazie agli interventi che le PA locali e centrali stanno avviando con grande partecipazione, in linea con i tempi del Pnrr”.
La carta d’identità elettronica già oggi è utilizzabile per accedere ai servizi pubblici
Attenzione: come nel caso del Pos e i contanti, la carta d’identità elettronica già oggi è utilizzabile per accedere ai servizi pubblici. Spid e Cie sono due metodi che si possono liberamente scegliere. In più da almeno un anno è esplosa la questione microchip che scarseggiano. Lo ha ricordato lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi nell’intervento alla Camera del 23 marzo 2022.
Dopo il taglio del 40% annunciato dalla giapponese Toyota, ad agosto 2021 Stellantis e Volkswagen sono dovuti intervenire per far fronte alla mancanza di microchip. Stellantis è stata costretta a fermare la produzione in due fabbriche in Francia. Volkswagen ha annunciato il taglio della produzione dell’impianto di Wolfsburg, Il risultato immediato della crisi, l’anno scorso, è stato: un milione di veicoli prodotti in meno, soltanto in Europa, rispetto al 2020. Sono gli stessi chip che servirebbero al governo per le carte d’identità.
Ma perché il governo vuole abolire lo Spid? Semplice: in mancanza di una reale capacità di pensare nuovi strumenti e nuove riforme alla Meloni e i suoi ministri non rimane che affossare ciò che già c’è per darsi un tono identitario. Così come accaduto sul Pos (con una figuraccia internazionale passata in sordina grazie a i servigi di un’informazione morbidissima) ci prepariamo ad ascoltare per settimane la barzelletta del “si stava meglio prima”, della “libertà di andare in Comune” (come se lo Spid impedisse di perdere una mattina tra gli uffici comunali o prendersi quattro mesi di tempo per ottenere una carta d’identità elettronica).
Il vero nemico di questo governo è il progresso in tutte le sue forme
Il vero nemico di questo governo è il progresso in tutte le sue forme. Ma questi non sono solo conservatori, sono dei veri e propri regressisti che odiano tutto ciò che è tecnologia, scienza e innovazione. L’obiettivo di smontare tutto il prima possibile, nel modo più rumoroso possibile rientra nell’idea trumpiana di ripristinare una passato mai esistito per tranquillizzare i propri elettori spaventati dal progresso. Il futuro disegnato come pericolo per le proprie posizioni di rendita è la matrice di ogni politica di estrema destra, figuriamoci se Meloni e soci non ci si buttano. Dategli qualcosa da abolire, un macinino del caffè. Almeno stanno tranquilli.