di Monica Setta
”L’Europa ci ha promosso, siamo usciti dalla procedura di inflazione per extra deficit, è una svolta positiva, adesso possiamo programmare investimenti e sperare di riagganciare lo sviluppo, la crescita. Abbiamo una disoccupazione oltre il 38% e solo se riusciremo a far ripartire il sistema potremmo creare nei prossimi 5 anni un milione e 800 mila nuovi posti di lavoro”. Giorgio Squinzi oggi è più ottimista. A una settimana dall’assemblea di Confindustria dove il leader degli imprenditori privati italiani ha lanciato l’allarme (“Il nord è sull’orlo del baratro”) il giudizio sulle prospettive dell’economia e i provvedimenti del governo Letta è più morbido. E a tre giorni dalle amministrative, il numero uno della Confindustria chiede ancora tempo per analizzare il risultato delle urne dopo i ballottaggi di giugno. “ Solo allora”, dice, “comprenderemo la portata del cambiamento politico”. E non si sottrae a nessuno dei temi caldi.
Emergenza Ilva
Nazionalizzazione dell’Ilva? “Se ne parla molto, ma non spetta a me dare una valutazione in questa direzione. Noi come Confindustria dobbiamo pensare a salvare 50 mila posti di lavoro. Siamo in mezzo ad una “tempesta perfetta” e la cosa più importante in questa fase ė colloquiare con i sindacati. Cisl e Uil si sono sempre mostrate disponibili, a volte la Cgil di Susanna Camusso, forse a causa della presenza Fiom, lo è stata meno”, spiega, “Ma adesso il clima è migliorato, mi è capitato recentemente di incontrare lo stesso Maurizio Landini (segretario della Fiom, ndr) e mi ė sembrata una persona attenta ad ascoltare le ragioni altrui. Da parte mia sono da sempre propenso a lavorare insieme per il bene comune del Paese, lo dimostrano i 6 contratti nazionali dei chimici che ho siglato prima di diventare presidente della Confindustria”.
Governo ok, patrimoniale “ni”
“Il governo Letta – dice – ha preso la strada giusta anche se su alcuni provvedimenti – tipo la cassa integrazione in deroga – c’è bisogno di rivedere qualcosa. L’essenziale è sbloccare ancora la quota di crediti che le aziende vantano presso la pubblica amministrazione. I 40 miliardi “sbloccati” sono infatti una goccia nell’oceano e l’assenza di liquidità rimane il problema principale per la sopravvivenza delle imprese”. Squinzi si ė molto battuto insieme al presidente della Repubblica per l’emergenza debiti della pubblica amministrazione e adesso giudica positivamente il recepimento della direttiva comunitaria che accorcia i tempi dei pagamenti alle imprese. “ Un paese che non paga i suoi debiti” taglia corto, “non ė un paese civile”. Possibilista inoltre con molti “se” e “ma” a proposito di una “patrimoniale”. “Se ce ne fosse davvero bisogno, come extrema ratio”, ragiona, “se ne potrebbe parlare. Ma la discussione dovrebbe essere affrontata in maniera assai seria”.
Troppe tasse
E a chi obietta che molte imprese italiane evadono il fisco oppure investono poco in ricerca, Squinzi risponde per le rime. Non ci sta, infatti, a un’immagine “lamentosa” degli imprenditori italiani che, a suo avviso, pagano le tasse e investono quanto possono in ricerca e sviluppo. “Se l’Italia è ad oggi il secondo paese manifatturiero d’Europa, l’ottavo al mondo ed ė capace di esportare 500 miliardi all’anno significa che gli imprenditori italiani sanno fare bene il loro mestiere. Non siamo nè vogliamo essere una casta o un salotto, ma la casa comune del capitalismo. Il nostro obiettivo ė quello di far ripartire il sistema paese. Ed ė lo stesso obiettivo dei sindacati”. Pragmaticamente Squinzi non nega che esista in Italia uno zoccolo duro di “sommerso” ma ė convinto che gli imprenditori seri – cioè la stragrande maggioranza – paghino regolarmente il loro conto con il fisco. E dire, aggiunge, che le aziende italiane sono gravate da oneri impropri e da un costo del lavoro fra i più alti nel mondo.
Grillo, Marchionne e il suo Milan
“Il movimento 5 stelle ė stata in una prima fase la riposta dei cittadini alla disaffezione ai partiti e alla politica, ė stato un esplicito voto di protesta”, annota, “ma adesso dobbiamo aspettare per vedere quale sarà l’evoluzione del movimento. In ogni caso il fenomeno Grillo non deve essere sottovalutato, ma analizzato in modo serio”. E di Sergio Marchionne, con cui in passato pareva non correre buon sangue, Squinzi parla a sorpresa in modo positivo. “Ci siamo incontrati”, confida, “e abbiamo discusso serenamente- Ora leggo di possibili trasferimenti della Fiat all’estero, ma credo che l’importante sia che il cuore della produzione resti, come pare chiaro, in Italia”. Patron del Sassuolo calcio neo promosso, Squinzi fa infine una rivelazione: “Sono contento per il Sassuolo, ma io sono milanese e resto milanista”.