Il caso di Antonio Funiciello (nella foto) finisce in Parlamento. E il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non può più far finta di niente. L’opposizione, in Aula alla Camera, ha chiesto un’informativa urgente del premier sull’operato, ai tempi dell’esecutivo di Paolo Gentiloni, del suo capo di gabinetto.
MARIO A RAPPORTO. Per rafforzare il messaggio politico la componente Alternativa ha presentato un’interrogazione a Montecitorio. Nell’atto si chiede a Palazzo Chigi di “prendere i provvedimenti necessari per porre rimedio, con l’urgenza richiesta dalla straordinaria gravità della vicenda”. Tradotto: “Draghi deve rimuovere Funiciello e non aspettare eventuali dimissioni”, dice a La Notizia Andrea Colletti, deputato di Alternativa.
Ma qual è il nodo? Funiciello, capo di gabinetto di Draghi per un compenso complessivo di 217mila euro annui, non risulta indagato. Tuttavia, nei faldoni della Procura emerge il suo attivismo in favore del Gruppo Toto e della British american tobacco (Bat), legati alla fondazione renziana Open. All’epoca, l’attuale braccio destro di Draghi era a capo dello staff del premier Gentiloni. E i suoi ottimi uffici con Matteo Renzi e il Giglio Magico erano noti: aveva guidato i comitati referendari Basta un sì.
Secondo le intercettazioni, durante l’approvazione della Legge di Bilancio, nel 2017, Funiciello si è impegnato a far approvare un emendamento favorevole al Gruppo Toto, che tra le altre cose gestisce la concessione della Strada dei Parchi (A24 e A25) che collega Roma all’Abruzzo. Nelle conversazioni telefoniche, Alfonso Toto, numero uno della società, riferisce a Luciano D’Alfonso, attuale senatore del Pd e allora presidente della Regione Abruzzo, che Funiciello aveva “lavorato ventre a terra” per l’approvazione di un emendamento gradito all’imprenditore.
Quale? Una modifica sui tempi dei finanziamenti destinati ai lavori sulla tratta autostradale gestita dal gruppo abruzzese. Un’operazione orchestrata proprio da D’Alfonso, che teneva i contatti con il suo conterraneo Toto. Ma Funiciello figura nelle carte dei pm anche come il contatto di Gianluca Ansalone, all’epoca a capo della divisione media e comunicazione della Bat. Ansalone chiese un intervento su un emendamento che inaspriva la fiscalità sulle sigarette.
VENTRE A TERRA. Il risultato fu portato a casa con il “disinnesco” della norma sgradita alla multinazionale del tabacco e con tanto di ringraziamenti rivolti a Funiciello. Tutto lecito, visto che il capo di gabinetto di Draghi non è indagato. “Ma dalle intercettazioni – accusa Colletti – emerge un quadro gravissimo. C’è uno svilimento del ruolo di governo a supporto di soggetti privati. Non vorremmo accadesse anche in tempi di Recovery plan”.
La vicenda-Funiciello non ha quindi risvolti giudiziari, ma apre un caso politico, a cui Draghi è invitato a dare risposta direttamente a Montecitorio. “Se il presidente non venisse in Parlamento a chiarire – conclude Colletti – lo giustificherebbe attraverso un’omissione”.