Arresti e detenzioni arbitrarie, soprattutto ai danni di magistrati, avvocati e oppositori politici, stanno sconvolgendo e destabilizzando la Libia. A lanciare l’allarme, esprimendo “profonda preoccupazione”, è la Missione dell’Onu in Libia (Unsmil), secondo cui nel Paese nordafricano vengono “utilizzati i poteri di polizia per colpire individui sulla base di presunte affiliazioni politiche”, con l’obiettivo di “reprimere il dissenso e minare l’indipendenza del sistema giudiziario”.
Azioni che, secondo l’Onu, contribuiscono a “restringere lo spazio civico” e a “compromettere lo Stato di diritto”.
L’Onu lancia l’allarme per la recente ondata di arresti e detenzioni arbitrarie in Libia di magistrati e oppositori politici: “Si restringe lo spazio civico e viene compromesso lo Stato di diritto”
Stando al comunicato di Unsmil, i casi accertati sono oltre un centinaio, ma a destare particolare preoccupazione è l’uso sempre più frequente di “confessioni filmate, estorte con la forza e diffuse pubblicamente”, allo scopo di influenzare l’opinione pubblica.
Prove ottenute in questo modo, sottolineano le Nazioni Unite, devono essere considerate “giuridicamente inammissibili” e “i responsabili di questi abusi dovrebbero essere perseguiti” legalmente.