Sforbiciata dei vitalizi a parte, cosa c’è nella bozza del bilancio di previsione 2019 di Montecitorio? In linea con il passato, a pesare di più sulle spese correnti, quelle cioè necessarie per il funzionamento della Camera presieduta da Roberto Fico (nella foto), sono le voci relative ai parlamentari e al personale dipendente. Al di là dei risparmi accumulati nel corso degli ultimi due anni a fare la parte del leone sono ovviamente i costi di stipendi e pensioni. Partiamo dai parlamentari. Per le indennità nel 2020 se ne andranno 81,4 milioni di euro (in aumento dello 0,25% rispetto al 2019), a cui si aggiungono rimborsi vari (di viaggio, di soggiorno, telefonici) per l’esercizio del mandato parlamentare per altri 63,6 milioni di euro e rotti.
C’è, poi, il personale dipendente: già oggi – e al di là delle assunzioni che verranno fatte nei prossimi anni – la Camera spende a riguardo 209 milioni di euro, cui si aggiungono altri 16 milioni per il personale non dipendente. Ci sono poi, come detto, le pensioni. E anche qui il conto è salatissimo: 131 milioni per quanto riguarda i vitalizi (considerati anche i 46,2 milioni accantonati per i ricorsi degli ex deputati colpiti dal ricalcolo retroattivo degli assegni disposto dalla delibera Fico), 276 milioni e rotti per il personale in quiescenza. Insomma, considerati i costi del personale eletto, in carica e in pensione, e dipendente, in servizio e in quiescenza, la Camera spenderà quest’anno ben 786 milioni 730 mila euro. In pratica, l’82% della spesa complessiva.
CONTRIBUTI A IOSA. Ma non finisce qui. Spese per il personale a parte, la voce più corposa resta, anche per il prossimo anno, quella relativa al contributo ai gruppi parlamentari: 30,8 milioni. Per gli affitti di uffici e depositi (con relativi oneri accessori), invece, nel 2019 se ne andranno 2,1 milioni. Molto di più, 22,6 milioni, si spenderà invece per le attività di manutenzione all’interno del Palazzo (in crescita di 6 milioni rispetto all’anno appena trascorso). Ci sono, poi, anche i contributi a organismi internazionali: 170mila euro all’Osce, 20mila euro all’Assemblea parlamentare dell’Unione del Mediterraneo, 175mila all’Unione Interparlamentare, altri 60mila all’Assemblea parlamentare del Mediterraneo. Ulteriori 3 milioni di euro serviranno, invece, per consentire ai nostri deputati di accedere ad agenzie di stampa, banche dati e la “consultazione digitale di quotidiani, periodici e pubblicazioni varie”. Non poteva poi mancare la comunicazione istituzionale: 2,8 milioni (in leggero calo rispetto al 2019) tra produzione di atti, servizi per la comunicazione esterna e servizi fotografici.
RISTORAZIONE & C. Piccoli esborsi ci saranno anche per la cosiddetta attività di supporto per il Parlamento. Analizzare gli “andamenti di finanza pubblica” costerà 454mila euro, monitorare la spesa “in materia di attuazione delle opere pubbliche” altri 100mila euro, l’Osservatorio in materia di politica internazionale ci costerà infine altri 92mila euro. Altri 6,3 milioni se ne andranno per i servizi di pulizia e igiene, 1,6 per quelli di facchinaggio. Mentre per pagare le bollette di acqua, luce e gas, Montecitorio dovrà staccare assegni per 4,6 milioni di euro. E dovrà aggiungere 735mila per le spese telefoniche (rete fissa, mobile e Internet). Per la ristorazione, se la caverà con 2,09 milioni. E non è tutto. Quanto ai trasporti, tra aerei, navi, treni e pedaggi autostradali il conto è di quelli salati: 10,7 milioni tra trasporti aerei, marittimi, ferroviari e pedaggi autostradali. Non potevano, infine, mancare i corsi di aggiornamento. Anche per i nostri deputati: 200mila euro per le lezioni di informatica e di lingua straniera.