Emanuele Fiano e Luigi Di Maio. Così lontani, così vicini. Il leader del Movimento 5 stelle, oggi ministro del Lavoro, e uno dei renziani di ferro all’interno del Partito democratico a settembre saranno entrambi oggetto delle attenzioni della Giunta per le autorizzazioni della Camera, organo oggi presieduto da Andrea Delmastro Delle Vedove, che si occupa delle richieste che arrivano dai tribunali d’Italia in merito a procedimenti riguardanti, appunto, parlamentari. L’articolo 68 della Costituzione, d’altronde, è chiaro: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. Ecco, allora, che l’autorizzazione della Camera perché si proceda nei confronti dei soggetti indagati. E torniamo ai nostri Fiano e Di Maio. Le prime due pratiche che la Giunta si troverà di fronte (finora si è riunita solo due volte) toccheranno proprio i due big della politica italiana.
I procedimenti aperti – Ma in cosa sono coinvolti? Il procedimento relativo a Di Maio è legato alla querela promossa un anno fa da alcuni giornalisti per le cosiddette “liste di proscrizione” del febbraio 2017, quando l’allora vicepresidente di Montecitorio aveva postato su Facebook e portato al presidente dell’Ordine dei Giornalisti un elenco di nove nominativi da sottoporre a verifica perché – a detta dei Cinque Stelle – scrivevano “in maniera scorretta e dolosa” dell’inchiesta sulle polizze vita di Salvatore Romeo intestate alla sindaca di Roma, Virginia Raggi. Nella documentazione si legge che il gip del tribunale di Roma, a novembre 2017, archivia la querela proprio facendo riferimento all’insindacabilità delle opinioni espresse di un parlamentare. La giornalista Elena Polidori, però, “ha chiesto ed ottenuto l’annullamento del decreto di archiviazione”. A questo punto, allora, poiché il giudice rileva che “si tratta anche di dichiarazioni extra moenia per le quali va investita la Camera d’appartenenza”, ecco le carte arrivate alla Camera, che dovrà pronunciarsi a riguardo. Esattamente come dovrà pronunciarsi su Fiano, “reo” di aver scritto, nel marzo 2016, il seguente post sul Movimento 5 stelle: “Si spiano con € dei contribuenti decidono a casa Casaleggio nessuno sa chi o cosa e parlano di democrazia? La faccia come il culto”. Il commento seguiva la notizia, scoppiata nel maro 2016, secondo cui la posta elettronica dei parlamentari del M5S veniva spiata 24 ore su 24 dalla Casaleggio Associati, notizia poi rivelatasi non veritiera. Da qui la querela presentata proprio da Gianroberto Casaleggio. Fiano, si legge nelle carte, aveva fatto appello all’articolo 68 della Costituzione, ma non era stata accordata. Da qui la decisione del giudice di sospendere il processo pendenti nei confronti del deputato dem e attendere che sia la Camera a disporre l’autorizzazione o meno. Difficile capire cosa portrebbe accadere. Certo è che, se dovesse essere salvato uno, non si potranno fare due pesi e due misure. Staremo a vedere.