Qualche anomalia c’è di sicuro. Anche alla Procura di Trapani “risulta che in qualche caso navi delle Organizzazioni non governative (Ong) hanno effettuato operazioni di soccorso senza informare la centrale della guardia costiera”. Il procuratore Ambrogio Cartosio lo ha detto senza troppi giri di parole ai componenti della commissione Difesa del Senato.
La sua procura sta indagando sull’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Cartosio ha precisato, però, che “coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche delle Ong”. Un’indagine di cui si sa ancora molto poco e il procuratore non ha svelato alcun particolare in più anche perché ha ricordato vige il segreto istruttorio. L’unica precisazione è andata ad escludere indagini quali l’associazione per delinquere. La Procura di Trapani, inoltre, non avrebbe alcun elemento per sostenere che i finanziamenti delle Ong possano avere origini illegittime e che le finalità dei soccorsi in mare delle navi umanitarie possano avere obiettivi diversi. Cartosio condivide quanto già affermato dal procuratore di Catania Zuccaro nel sostenere che ci siano interessi mafiosi sui centri d’accoglienza. “Qui la cosa è diversa”, ha detto Cartosio, “Dalle nostre indagini è emerso che soggetti contigui alle organizzazioni mafiose erano inseriti nel business dell’accoglienza e in qualche caso le autorizzazioni sono state revocate”.
“La presenza delle navi delle Ong in un fazzoletto di mare potrebbe costituire, non da solo, ma con altri elementi, un elemento indiziario forte per dire che sono a conoscenza che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni di migranti e dunque ipotizzare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, ha spiegato Cartosio, “Soggetti a bordo delle navi sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui arriveranno i migranti. Ma la risposta a questo quesito deve arrivare tenendo conto della legislazione italiana che prevede una causa di giustificazione. Se una nave qualsiasi viene messa al corrente del fatto che c’è il rischio che un’imbarcazione possa naufragare, ha il dovere di soccorrerla in qualsiasi punto e questo principio travolge tutto. Insomma, per la legislazione italiana, si potrebbe dire che viene commesso il reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, ma non è punibile perché commesso per salvare una vita umana”.
Episodio che, invece, merita sicuramente di essere accertato è quello raccontato dal sostituto procuratore Andrea Tarondo relativo alle forze di polizia libiche. Quanto esposto è il racconto di due migranti arrivati a Trapani lo scorso 28 marzo. I due sarebbero saliti su un gommone in Libia scortati da un altro gommone con a bordo due uomini con la divisa “polizia”. Percorse alcune miglia sarebbero stati fermati da una nave della polizia libica, con tanto di sparatoria tra le due unità. Sembra che gli uomini a bordo della nave che ha fermato il gommone volessero dei soldi per far passare i migranti. Un racconto che evidenzierebbe un doppio gioco, con un accordo migranti-polizia libica. Tesi però tutta da dimostrare.