Persino la lettera inviata il 24 luglio scorso dal presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, al Parlamento e al Governo è passata sotto silenzio. Quando ci sono di mezzo gli oneri di sistema del mercato elettrico e gli interessi dell’ex monopolista Enel la questione sparisce dai giornali, nonostante lo stesso Garante sottolinei ancora una volta come l’attuale gestione di questi oneri abbia effetti “molto rilevanti” sulla concorrenza. Da qui l’invito all’Esecutivo e alle Camere a intervenire in maniera “urgente” con una norma che riconosca la “natura fiscale” degli oneri oppure ne ridistribuisca il peso lungo la filiera elettrica. Nel mirino dell’Authority c’è l’obbligo delle società elettriche presenti sul mercato di corrispondere gli oneri di sistema presenti in bolletta al distributore, anche se il cliente è moroso e non ha pagato la bolletta. In questo caso – che accade sempre più spesso, a causa della crisi economica – le società che vendono al cliente finale l’energia versano al distributore somme che non hanno mai incassato, subendo un danno patrimoniale. Inoltre, il distributore richiede ai trader, tramite un contratto di trasporto standard imposto, di essere garantito con fideiussioni bancarie o assicurative degli importi fatturati alle stesse società venditrici di energia. Tale garanzia comporta per i trader impegni economici ed oneri finanziari non trascurabili. Un meccanismo che causa una evidente alterazione della concorrenza. L’Antitrust quindi riconosce esplicitamente l’iniquità di un sistema che scarica sulle società che vendono l’energia l’intero peso della morosità, mentre il distributore non se ne fa carico, privilegiando di fatto l’Enel che da una parte controlla l’85% della distribuzione in Italia per concessione statale, quindi in monopolio, e dall’altra con Enel Energia è in concorrenza con gli altri operatori sul mercato libero. Oltre a questo, e-distribuzione anche con questi soldi finanzia per miliardi di euro Enel Energia, come da analisi dei bilanci, alla faccia dell’unbundling.
Poco controllo – Alla distorsione del mercato che ha spinto Pitruzzella a sollecitare Palazzo Chigi e il Parlamento, c’è da aggiungere adesso il buco che si profila con la vicenda Gala. La società fondata da Filippo Tortoriello e finita in grandissima difficoltà aveva garantito le somme destinate al cosiddetto “aggio” per coprire la possibile morosità attraverso il rilascio di fidejussioni per decine di milioni sulla cui efficacia si profilano forti dubbi. Se queste fidejussioni non dovessero andare a buon fine, il distributore elettrico si rivarrebbe sui circa 300 milioni che le imprese rivenditrici di energia hanno erogato dal 2008 al 2015 per le garanzie sui rischi di morosità. Una beffa, perché una tale decisione salva Enel distribuzione dalla responsabilità di non aver adeguatamente vigilato sulle garanzie di Gala e prosciuga un fondo che invece – coerentemente con quanto dice l’Antitrust – dovrebbe essere ripartito tra tutti gli operatori che hanno versato senza motivo le maggiorazioni sugli oneri di sistema.