Il caso non è chiuso. Non per la procura generale, almeno. Che ha chiesto la rinnovazione dibattimentale del processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa a giugno del 2001. Il sostituto procuratore ha chiesto di poter effettuare le audizioni di 44 persone tra testimoni e consulenti.
Si tratta di testimonianze ritenute “indispensabili” per l’accertamento della verità sul caso della morte della giovane. A Piazzale Clodio si è svolta un’udienza tecnica, dopo che la pubblica accusa aveva chiesto e ottenuto ricorso contro la sentenza di assoluzione del 15 luglio 2022, arrivata per insufficienza di prove, nei confronti di cinque imputati. All’epoca il pubblico ministero aveva chiesto la condanna per i cinque imputati.
Caso Mollicone, dalle indagini agli imputati: gli ultimi sviluppi
Serena Mollicone sparì da Arce il primo giugno del 2001. Il suo cadavere fu ritrovato due giorni dopo, con le mani e i piedi legati e la testa infilata in un sacchetto: morì di asfissia meccanica.
Le indagini sono proseguite per venti anni, ma finora non hanno mai portato a una soluzione del caso. A dicembre del 2019 si era arrivati al rinvio a giudizio nei confronti dei cinque attuali imputati.
Per loro le accuse erano diverse: andavano dal favoreggiamento all’omicidio. Gli accusati sono Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, suo figlio Marco e la moglie Anna Maria. Insieme a loro sono accusati anche i carabinieri Francesco Spurano (unico imputato presente in Aula) e Vincenzo Quatrale, accusato di istigazione al suicidio di Santino Tuzi.
La procura di Cassino ritiene che Serena sia stata uccisa in caserma dopo un litigio avvenuto nell’alloggio di servizio della famiglia Mottola. L’ex comandante, la moglie e il figlio sono stati accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Per la corte d’assise di Cassino, però, le prove raccolte dall’accusa non erano sufficienti e ha emesso una sentenza di assoluzione per i cinque imputati.