Lo zio di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa da Novellara nel Reggiano dallo scorso aprile (leggi l’articolo), è stato arrestato questa mattina nel quartiere Garges-Le-Gonesse, alla periferia di Parigi. L’uomo, Danish Hasnain, questo il suo nome, è indagato, insieme ad altri parenti, per omicidio. La notizia dell’arresto è stata comunicata questo pomeriggio durante una conferenza stampa presso il comando provinciale dei carabinieri a Reggio Emilia. Hasnain è stato rintracciato anche grazie ad alcuni profili social, utenze telefoniche non riconducibili a lui e segni sul volto. Secondo gli inquirenti, l’uomo potrebbe rivelare ulteriori dettagli sulla scomparsa della ragazza.
Danish Hasnain non aveva documenti con sé quando è stato controllato, ma, per l’appunto, sarebbe stato riconosciuto e quindi tradito da un neo sul volto. Per arrestare lo zio di Saman Abbas la polizia francese, che opera d’intesa con i carabinieri di Reggio Emilia, ha fatto irruzione in un appartamento della periferia di Parigi, dove il pachistano si trovava con alcuni connazionali.
L’arresto di Hasnain, per la procuratrice di Reggio Emilia Isabella Chiesi, è “fondamentale perché ci consentirà di avere una versione dei fatti, sempre che la voglia rendere, delle indicazioni anche su dove si trova il corpo di Saman”. Per l’omicidio della ragazza è già in carcere il cugino Ikram Ijaz che ora potrebbe essere messo a confronto con lo zio. In base agli accertamenti fatti su Hasnain, gli inquirenti ritengono che fosse “la mente di questo progetto criminoso pazzesco”.
“Siamo assolutamente soddisfatti dell’arresto di Danish Hasnain – ha commentato l’avvocato Claudio Falleti, difensore del fidanzato di Saman Abbas -, che aggiunge il tassello più importante a questa vicenda, l’autore materiale. Ci congratuliamo con gli inquirenti e siamo sicuri che un passo alla volta tutti i responsabili verranno assicurati alla giustizia”.
“Chiediamo però – prosegue il legale – alle nostre autorità ed anche alla procura di considerare con attenzione i nostri appelli a tutela della famiglia. Anche perché più il cerchio si stringe più la pressione in Pakistan aumenta insieme a tutti rischi connessi. Non resti inascoltato il nostro appello di portare la famiglia del mio assistito in Italia, famiglia che non dimentichiamo è stata minacciata a domicilio dal clan Abbas, e chi si macchia di un efferato crimine nei confronti di una figlia certamente non ha scrupoli a rinnovare lo stesso gesto nei confronti di terzi”.
Saman Abbas, di questo sono convinti gli inquirenti, certamente fu uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato e fu tradita da un sms in cui i suoi genitori – poi fuggiti in Pakistan e indagati per omicidio insieme allo zio e a due cugini – le chiedevano aiuto. “Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu”, il testo del messaggio sms che, secondo quanto aveva riportato la Gazzetta di Reggio, la madre della ragazza, Nazia Shaheen, avrebbe scritto a Saman per indurla a tornare a casa.