Chiesta la conferma dell’ergastolo con tutte le aggravanti per l’ex caporalmaggiore dell’Esercito Salvatore Parolisi, condannato in primo grado per aver ucciso la moglie Melania Rea. E nel processo d’appello dell’Aquila il procuratore generale Romolo Como si è detto convinto dell’impianto accusatorio che ha portato alla condanna in primo grado al carcere a vita. Pur restando carenti le motivazioni scritte nel giudizio. La sentenza d’appello è attesa per lunedì, salvo non vengano richiesti nuovi accertamenti sulle prove.
Il processo
Si è aperto stamane all’Aquila il processo di appello per Salvatore Parolisi, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea. La difesa punta sulle tracce delle scarpe, ha spiegato il legale di Parolisi, Nicodemo Gentile, arrivando alla Corte d’assise d’appello dell’Aquila. Non occorrono nuove prove, ha sottolineato, ma “basta valutare in modo giusto le cose che ci sono già. Abbiamo sollecitato la Corte in tal senso. Ci sono delle imponte di calzatura” e “il giudice” di primo grado “con un gioco di prestigio le ha trasformate in mani. Chiediamo alla Corte di accertare la verità”. Assolutamente convinti della colpevolezza di Parolisi invece i familiari di Melania. “Tutto porta a lui. Come la giriamo la giriamo la frittata, tutto porta a lui”, ha detto il fratello Michele Rea. “Non ho mai visto – ha sottolineato – nessun assassino che dica ‘sono stato io’. Lui continuerà a negare e a difendersi ma noi siamo convinti della sua colpevolezza”.