Da un lato il silenzio, dall’altro lacrime di felicità. Il silenzio è quello di Alberto Stasi condannato, dopo due assoluzioni, a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. La felicità è quella dei familiari della ragazza che uscendo dall’aula della Corte d’assise d’appello di Milano commentano: “finalmente è stata riconosciuta la verità”. Stasi è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a versare 350 mila euro di risarcimento a ciascuno dei genitori di Chiara e altri 300 mila al fratello Marco. Per un totale di un milione di euro. Questa condanna è esecutiva sin da subito.
LA PENA
Omicidio semplice, nessuna aggravante, tantomeno un’attenuante. A Stasi la procura contestava anche la crudeltà che però non sussisteva per i giudici della Corte d’assise d’appello. La sentenza si ferma a 16 anni grazie alla scelta da parte dell’imputato del rito abbreviato che consente a Stasi lo sconto di un terzo della pena. Dai 24 anni si arriva così a 16. Stasi non finirà in carcere anche perché il ricorso in Cassazione appare scontato. Altresì, qualora i giudici rinvenissero il pericolo di fuga, potrebbero adottare delle misure cautelari.
LA VICENDA
I fatti risalgono all’estate del 2007. Era il pomeriggio del 13 agosto quando lo studente 24enne Stasi chiamava il 118 per chiedere soccorso. “Ho trovato una persona uccisa in via Pascoli. Venite”. E’ questo l’incipit del delitto di Garlasco, paesino in provincia di Pavia. Una vicenda che ancora non si chiude dopo numerose tappe. Stasi venne iscritto nel registro degli indagati una settimana dopo il delitto. Fermato un mese dopo circa. Poi rilasciato per assenza di prove. Dopo vari snodi si giunge all’udienza preliminare del febbraio 2009. Stasi sceglie il rito abbreviato. E il gup, dopo una richiesta dei pm di condanna a 30 anni, dispone quattro nuove perizie per fare luce su vicende ancora oscure. A dicembre dello stesso anno il ragazzo viene assolto. Assoluzione confermata nel processo d’appello. La svolta in Cassazione nell’aprile 2013. E’ lì che i giudici dispongono un nuovo processo annullando l’assoluzione. Si arriva quindi alla condanna di oggi. Senza crudeltà, come richiesto dai pm, e come già detto. Per il resto occorre attendere le motivazioni che faranno luce su questo ribaltamento delle due sentenze precedenti.
LE REAZIONI
“Guarderò Chiara e le dirò Ce l’hai fatta”, afferma Rita Poggi, la madre della ragazza uccisa. “Ci interessava la verità e oggi ci hanno dato una risposta”, commentano i legali della famiglia Poggi, “A noi non interessa la pena, né il risarcimento economico. Ci interessa la verità e questa Corte ci ha dato la verità”. Poche parole dall’altro fronte. Ma persone vicine a Stasi lo descrivono come un “ragazzo sconvolto”. Proprio stamane, per la prima volta, Stasi aveva deciso di rompere il silenzio rilasciando dichiarazioni spontanee in aula rivolgendosi ai giudici: “Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente”. I suoi legali invece affermano: “è una sentenza che non ha senso ispirata al principio `poca prova, poca pena”.