Avrebbe dovuto deporre oggi a Reggio Calabria al processo che vede imputato l’ex ministro Claudio Scajola, ma poco meno di 48 ore prima di quell’udienza ha scelto di togliersi la vita. E ora, a indagare sulla incredibile morte di Omar Pace è la Mobile di Roma.
Il quarantasettenne era tenente colonnello della Guardia di finanza, in servizio al primo reparto della Direzione investigativa antimafia. Il suo corpo è stato trovato due giorni fa attorno alle 9.30 dal collega che con lui divideva la stanza al centro Dia. Pace si è ucciso con un unico colpo sparato con la pistola d’ordinanza, dopo aver lasciato dei messaggi d’addio ai familiari e ai colleghi che sono stati immediatamente sequestrati dalla Squadra Mobile di Roma, insieme al computer e ai device informatici. Tutti documenti che, ora, verranno vagliati attentamente per far luce su un suicidio dai contorni torbidi.
Secondo quanto racconta Il Corriere della Calabria, Pace era un genio dell’informatica, primo del suo corso in accademia e dotato di un bagaglio culturale immenso. Forse per questo, anche a lui è stato affidato il compito di perquisire l’abitazione della storica segretaria dei coniugi Matacena, Maria Grazia Fiordelisi. Proprio lì è stato trovato l’archivio segreto della coppia che ha fatto finire sul banco degli imputati l’ex ministro Claudio Scajola, con l’accusa di aver aiutato l’ex compagno di partito Amedeo Matacena a sfuggire a una condanna definitiva per mafia e a gestire il suo immenso patrimonio.
Tutti elementi che adesso saranno vagliati con attenzione da investigatori e inquirenti, determinati a capire cosa ci sia dietro il suicidio del testimone diretto di alcune delle più importanti indagini degli ultimi anni.