Dal 2009 l’olio rigenerato per motori viene pagato a un prezzo maggiore dagli automobilisti. Ma, a distanza di anni, è arrivata una conferma: quell’aumento è illegittimo. La conferma è arrivata da una sentenza del tribunale di Roma. Il balzello introdotto dal Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (Coou) non poteva essere deciso con una modifica alla norma dello Statuto, senza il via libera del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e di Carlo Calenda, alla guida dello Sviluppo economico. Certo, la modifica è vitale per garantire una maggiore competitività degli oli rigenerati. Ma resta il mancato rispetto delle regole, sui cui dal Governo non è arrivata risposta. “Noi non mettiamo in dubbio la trasparenza di questa operazione. Ma è come se uno guida bene la macchina e non ha la patente”, spiega a La Notizia il deputato del Movimento 5 Stelle, Massimo De Rosa, che ha presentato un’interrogazione alla Camera per avere dei chiarimenti.
La risposta – Il presidente del Consorzio, Paolo Tomasi, ha difeso la scelta, scaricando le responsabilità ai ministeri competenti: “L’ultimo statuto che è stato adottato da un decreto dai due Ministeri è quello del 1992, quindi sono passati anni, ma lo statuto è ancora quello di 25 anni fa. Perché? Questa è una bella domanda, alla quale non ho avuto mai una risposta”, ha affermato durante un’audizione a Montecitorio. E quindi ha ricordato come “sia per lo statuto del 2002 che per quello del 2009 abbiamo mandato al Ministero dell’ambiente solleciti. Anche il nostro presidente del Collegio sindacale, che fa parte del Ministero dello sviluppo economico, si è interposto per poter arrivare ad una definizione di questo. Ma non c’è stata mai una risposta ad un atto dovuto”. Anche sulla sentenza Tomasi è stato polemico: “Il giudice non è entrato nel merito”. Ma la questione non è finita. Tra le contestazioni mosse c’è anche la mancata completezza nella rappresentanza della filiera di settore. “Serve un cambio della governance del consorzio tutelare consumatori e alle imprese che effettuano la raccolta degli oli usati”, evidenzia De Rosa, rivelando comunque che nello schema del nuovo statuto ci sia una correzione di rotta. Un cambiamento che è anche una conferma: finora non tutti siano stati rappresentati al meglio.