Non accadeva dai tempi dei processi a Silvio Berlusconi. Ieri, infatti, il Consiglio superiore della magistratura ha approvato, con una larga maggioranza (i 26 voti favorevoli di tutte le toghe e i 5 contrari dei laici di centrodestra), la delibera proposta dalla Prima Commissione per la tutela dei giudici di Bologna che rinviarono alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri.
L’ultima volta che il Csm era stato chiamato a votare un documento simile – privo di effetti pratici, ma dal fortissimo valore simbolico – era stato nel 2009, quando la tutela fu accordata al giudice Raimondo Mesiano, estensore della sentenza sul lodo Mondadori. Ma rispetto ad allora, vi è una grande differenza: 15 anni fa ad attaccare il magistrato erano stati i giornalisti stipendiati da Berlusconi. Oggi, invece, a inveire su Marco Gattuso – presidente del collegio del tribunale di Bologna – è l’intero governo. Affiancato dall’uomo più ricco del mondo, Elon Musk.
“Adombrata l’assenza di imparzialità”
Un atto gravissimo, per la maggioranza del parlamentino dei magistrati, perché l’esecutivo in questo modo mina l’indipendenza dei giudici. Oltre, naturalmente, ad attaccare sul piano personale i magistrati. Secondo il documento votato ieri, infatti, “viene adombrata un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi e fondata su elementi personali alieni al contesto del giudizio. Conseguentemente, esse appaiono lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso”.
Csm: “Travalicati i limiti di cronaca e di critica”
Per queste ragioni, il Csm ha ritenuto di dover affermare che, nel caso in esame, “sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari, così determinando un possibile indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria oltre che dei singoli magistrati, in violazione delle imprescindibili condizioni di autonomia, indipendenza ed imparzialità”.
Indice puntato contro i titolari di alte cariche istituzionali
E ancora, nel documento si stigmatizzano le “dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali, non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza” dei giudici di Bologna.
Inoltre ricorda il documento approvato a Palazzo Bachelet che “dette dichiarazioni sono state accompagnate dall’esposizione mediatica, da parte di alcune testate giornalistiche nazionali, di fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare del presidente del collegio giudicante, non limitati ai suoi interventi pubblici e non attinenti alla questione sottesa all’ordinanza. Le sopra citate dichiarazioni e le esposizioni mediatiche non si soffermano sui profili tecnici della pregiudiziale eurounitaria e sugli argomenti posti a suo fondamento, ma adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante, priva di riscontri obiettivi e fondata su elementi personali”.
“L’auspicio – conclude la risoluzione – è quello di un dialogo sereno tra le Istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia”.
Contrari i 5 laici del centrodestra
Parole pesantissime, sulle quali però è arrivato il voto contrario dei cinque laici eletti nel centrodestra, come Enrico Aimi (Forza Italia), per il quale “è il Parlamento a esercitare la funzione legislativa, in ossequio anche ai principi della Costituzione che affermano che la sovranità appartiene al popolo, mentre all’ordine giudiziario spetta quello di essere soggetto soltanto alla legge”.
Più duro il meloniano Felice Giuffrè che considera “la richiesta di tutela a favore del dottor Gattuso affetta da un vero e proprio strabismo, se non da un totale travisamento della realtà”.
“Stiamo difendendo non il singolo magistrato, ma l’intera giurisdizione”
“Ho espresso il mio voto favorevole nella pratica a tutela di Gattuso, che ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico solo per correttamente svolto il suo lavoro. Qui non si tratta di difendere il singolo magistrato ma si tratta di difendere la giurisdizione ormai da troppo tempo oggetto di attacchi da una parte della politica che non rispetta così la separazione dei poteri. Principio di democrazia”, ha ribattuto il consigliere laico Ernesto Carbone.