Non c’è nulla da fare: ogni scusa è buona per rimandare l’eliminazione del Porcellum. Una giornata che sul fronte della legge elettorale si era aperta con un nuovo appello del Colle, si è chiusa con un (annunciato) nulla di fatto in commissione Affari Costituzionali al Senato. Bocciato di misura l’ordine del giorno di Pd, Sel ed Sc che prevedeva il doppio turno di coalizione. La proposta riceve 11 voti a favore(Pd, Sel e Sc) 10 contrari (Pdl Lega e Gal) e non passa per le decisive 4 astensioni (che al Senato valgono come un voto contrario) dei grillini e del gruppo Autonomie.
I partiti, su richiesta dei Dem, si sono presi qualche giorno di tempo. Tutti in pausa fino a mercoledì della prossima settimana, quando in un ufficio di presidenza della commissione si decideranno le prossime tappe della riforma. Sperando che, dopo il Consiglio nazionale del Pdl, si capirà qualcosa di più sul fronte delle dinamiche interne al partito di Berlusconi.
Mentre nel Pd si dovrà riflettere sull’ipotesi avanzata dal leghista Roberto Calderoli (e che avrebbe l’ok di Sel ed Sc) di ripristinare come ‘clausola di salvaguardia’ il vecchio Mattarellum. Intanto Matteo Renzi, che dice no a un ‘Super-Porcellum’, avanzerà la propria proposta alla Camera sul modello dei sindaci. I tempi della riforma, dunque, si allungano ancora e si avvicina così anche la data del 3 dicembre, quando la Consulta potrebbe pronunciarsi sulla legittimita’ del Porcellum. Una “dead line” che il capo dello Stato ha chiesto di non superare domandando uno sforzo ai partiti. Di fronte a un impasse conclamata non è nemmeno escluso che il governo prenda un’iniziativa diretta. Il premier Enrico Letta, che è salito al Quirinale dove non è escluso che abbia affrontato con Giorgio Napolitano anche il dossier legge elettorale, lunedì aveva ipotizzato un intervento del governo qualora le Camere lo chiedessero. Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, si dice perplesso sull’ipotesi di un decreto per cambiare il Porcellum ma non esclude un disegno di legge governativo: “Disegno di legge e decreto – spiega – sono cose diverse. Non chiudo la porta al ddl”. Si apre dunque una fase di trattative. Con sullo sfondo il pressing del presidente della Repubblica. “La discussione – evidenzia in mattinata Napolitano – non è finita. Non si è gettata la spugna…
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