Fino a qualche giorno fa probabilmente lo stesso Mario Draghi immaginava di varcare lo Studio ovale con dietro, a distanza di migliaia di km, tutti i leader italiani – perlomeno quelli della maggioranza – pronti a fare il tifo per lui. D’altronde bisogna andare indietro di anni per ritrovare un precedente: è stato Giuseppe Conte l’ultimo a incontrare il presidente degli Stati Uniti d’America in carica, allora Donald Trump.
Draghi e Biden parleranno di Ucraina, ma anche dell’importanza che Ue e Nato allarghino il proprio raggio d’azione
E oggi, invece, i protagonisti sono cambiati: da una parte Mario Draghi, dall’altra Joe Biden. E evidentemente anche lo scenario è drasticamente cambiato: c’è una guerra in corso che preoccupa non solo l’Occidente, ma il mondo intero. E quel che sembra è che gli equilibri siano talmente precari da modificarsi ogni giorno.
E così se fino a una settimana fa Draghi godeva di ampia credibilità, oggi non è più così. Col rischio che il presidente italiano non può rilanciare impegni, proposte, iniziative. Perché il pericolo è che ora non trovi più l’appoggio degli alleati di maggioranza.
Ma partiamo da principio. Secondo i ben informati il presidente Draghi incontrerà Biden per parlare ovviamente della situazione in Ucraina, ma anche per parlare dell’importanza che Ue e Nato allarghino il proprio raggio d’azione. Altro argomento sul tavolo, poi, la crisi energetica e l’esigenza di strutturare nuovi asset che siano alternativi al mercato russo.
Tutti temi profondamente importanti più per l’Italia che per gli States. Il punto, però, è che senza ombra di dubbio Biden chiederà conto a Draghi dell’invio di armi all’Ucraina e dell’esigenza che l’Italia si impegni ad alzare il livello della spesa militare al 2% del Pil, come chiesto dall’Alleanza Atlantica. Temi, questi, sui quali Draghi ha già dato ampio margine di trattativa; il problema però è che è stato bloccato in partenza dal sonoro niet del Movimento cinque stelle e di Giuseppe Conte.
Pd, Lega e M5S contro la politica di Draghi troppo filo-americana
Ma non è finita qui. Il vero problema per Draghi è che se fino a qualche settimana fa ad opporsi alle sue politiche giudicate troppo filo-statunitensi era solo Conte, ora sono anche altre alleati di governo a ritenere la politica di Draghi troppo unidirezionale. I dubbi sull’escalation militare in Ucraina assalgono infatti anche il segretario del Pd Enrico Letta.
E Mario Draghi, alla vigilia della partenza per Washington, si ritrova virtualmente “sfiduciato”. Perché le tre forze principali della sua maggioranza M5s, Lega e, appunto, Pd – hanno manifestato più di qualche preoccupazione per la direzione impressa da Joe Biden alla crisi nell’Europa dell’Est. E il capo del governo italiano, a differenza ad esempio del francese Emmanuel Macron, non ha fatto o detto nulla per smarcarsi dall’ingombrante alleato americano.
Chiare le parole rilasciate ieri a La Stampa da Graziano Delrio: Biden il premier dovrebbe dire “che l’Italia fa la sua parte, ma vuole promuovere, come diceva Moro nel 1975, un quadro di sicurezza in cui l’Europa sia protagonista, senza delegarlo alla Nato”.
Parole che quasi sicuramente Draghi non dirà, ma che lo mettono in allerta. Perché a questo punto, come spiega una fonte pentastellata, “Draghi si gioca la sua vera partita non nell’incontro con Biden, ma su quello che succederà quando rientrerà in Italia, in base proprio all’eventualità che prenda impegni troppo avventati con gli Usa”. Quello che doveva essere un trionfo, insomma, rischia di tramutarsi in una Caporetto. Tanto per restare in tema di conflitti.