Il quadro che emerge dai dati Istat sullo stato di salute della nostra economia è allarmante: dopo due anni di governo Meloni l’economia italiana è ferma, le tasse sono a livelli record e il debito pubblico è nuovamente in aumento. Bruno Marton, capogruppo M5S della Commissione Difesa del Senato, che succede?
“Quando l’obiettivo principale è fare piazza pulita delle riforme fatte da chi ti ha preceduto per follia ideologica questi sono i risultati. Qualche esempio: sul Superbonus bisognava modificare gli incentivi alle imprese edili, non eliminare tutto. L’automotive andava sostenuto e i piccoli artigiani e commercianti aiutati. La politica dei tagli sappiamo bene che non funziona”.
Unico dato positivo è che il deficit pubblico si è ridimensionato al di là delle previsioni e l’Italia è ritornata in avanzo primario, ma questo è avvenuto al prezzo di politiche di austerità.
“Come dicevo, tagli, tagli e ancora tagli. Lo Stato spende meno è vero, ma a scapito degli investimenti e della crescita economica, il Paese si ferma, le aziende faticano e iniziano a tagliare i posti di lavoro, le famiglie che possono risparmiare lo fanno in attesa di tempi migliori, l’economia si ferma e si entra in un circolo vizioso. Alla fine sono i più deboli a soffrire di più e a non riuscire nemmeno a pagare le bollette, uno scempio!”
Anche a fronte della minaccia dei dazi dell’amministrazione Trump, non crede che il piano strutturale e la legge di Bilancio siano superati e che bisognerebbe adattarsi al nuovo scenario?
“Direi che nell’ultimo mese è cambiato tutto, siamo di fronte al più repentino dei cambiamenti storici. L’amministrazione Trump ha impresso una svolta nei rapporti economici e non solo l’Italia dovrà adattarsi, sarà l’intera Europa a dover rispondere in modo collegiale. Gli strumenti ci sono, non credo che una battaglia sui dazi reciproci possa essere sostenuta per lungo tempo dalle parti”.
A fronte di questo quadro preoccupante sulla nostra economia, l’Europa – e su questo il governo Meloni concorda – si prepara a un piano di riarmo. Pare anche utilizzando i fondi del Recovery Fund post-pandemico non ancora erogati agli Stati, oltre che i fondi Coesione non utilizzati. Che ne pensa?
“Follia assoluta, serve spendere meglio non di più, serve una collaborazione a livello europeo valorizzando le capacità comuni che già ci sono in Europa, serve una vera politica comune di sicurezza e Difesa. È ora che la politica diriga le scelte e non che se le faccia dettare dall’industria bellica”.
Andrete alla manifestazione per l’Europa convocata da Michele Serra? O l’unica piazza in cui il M5S farà sentire la sua protesta sarà quella del 5 aprile?
“La nostra piazza sarà il 5 Aprile, contro il carovita e il carobollette e contro la corsa al riarmo di un’Europa che preferisce scorporare dal Patto di stabilità le spese in armamenti piuttosto che quelle per investimenti in sanità, per le nostre imprese etc. Perché la vera domanda da farsi è: quale Europa c’è oggi, quella che ha indossato l’elmetto a oltranza? Sosteniamo l’Ucraina, ma rimanendo fedeli al principio che non sarà continuando a dare le armi che aiuteremo ad arrivare ad un cessate il fuoco in primis e alla fine della guerra quanto prima”.