La crescita dell’occupazione in Italia si è già fermata. E anche l’aumento del potere d’acquisto è, in realtà, ben al di sotto della media europea. C’è poco da festeggiare, anche stavolta, per la ministra del Lavoro, Marina Calderone, per la situazione del mercato del lavoro in Italia.
Il mercato del lavoro ristagna
Gli ultimi dati Istat evidenziano come a maggio del 2024 gli occupati siano in calo rispetto al mese precedente. Sono invece stabili i disoccupati e in aumento gli inattivi. L’occupazione scende dello 0,1% a 17mila unità: un calo che riguarda soprattutto gli uomini, i lavoratori dipendenti a termine e gli autonomi, così come le fasce d’età tra i 15 e i 24 anni e gli over 50.
A crescere, invece, è l’occupazione tra le donne, i dipendenti permanenti e le fasce d’età centrali. Il tasso di occupazione si attesta al 62,2% (-0,1%), quello di disoccupazione è stabile al 6,8% e la disoccupazione giovanile cresce dello 0,1% e raggiunge il 20,5%. Se andiamo a guardare i dati del trimestre marzo-maggio 2024, rispetto ai tre mesi precedenti resta un aumento dell’occupazione dello 0,8% (148mila unità in più), così come degli inattivi (+0,1%). In calo, invece, le persone in cerca di lavoro.
Gli occupati a maggio del 2024 sono il 2% in più rispetto allo stesso mese del 2023 (+462mila), con un aumento che riguarda uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione è salito di 0,9 punti percentuali in un anno. A evidenziare ancor di più i problemi del mercato del lavoro italiano ci pensano i dati Eurostat, con un confronto che evidenzia come il nostro Paese resti ancora indietro rispetto al resto d’Europa.
Sempre indietro
Il tasso di disoccupazione è ben al di sotto di quello del nostro Paese sia nell’Eurozona (6,4%) che in Ue (6%). Allo stesso tempo, molto più bassa è anche la disoccupazione giovanile (14,2% in Eurozona e 14,4% in Ue contro il 20,5% italiano). Non va meglio sul fronte del potere d’acquisto, anche se l’Istat certifica un aumento del 3,3% nel primo trimestre del 2024 rispetto ai tre mesi precedenti (grazie all’inflazione ormai alle spalle).
Ben poca cosa rispetto a una crescita dei salari che nell’Eurozona è stata del 5,8%: restiamo tra i peggiori in Ue, con dati molto inferiori alla Spagna (+4,5%) e alla Germania (+6,3%), peraltro dopo un trimestre – quello finale del 2023 – che era stato addirittura a crescita zero, caso più unico che raro nel vecchio continente.
Quantomeno il reddito disponibile delle famiglie italiane è tornato a crescere (del 3,5%) così come la propensione al risparmio (+2,6%). Ma non basta, perché – come sottolinea l’Unione nazionale consumatori – i consumi restano “asfittici” salendo solo dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,2% sul primo trimestre del 2023. Una propensione a non spendere che va di pari passo con l’aumento dello 0,8% della pressione fiscale: nel primo trimestre del 2024 è stata pari al 37,1%, in crescita di quasi un punto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.