La pace tra Iran e Arabia Saudita è il preludio alla pace nel Medio Oriente?
Emilio Boneschi
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Gentile lettore, parlare di pace in tutto il Medio Oriente mi sembra utopistico. Però, come anticipavo giorni fa (La Notizia del 16 marzo, ndr), l’accordo tra Iran e Arabia Saudita, mediato dalla Cina col benestare “segreto” di Mosca, va ben oltre il ripristino dei rapporti diplomatici tra i due Paesi. E infatti ora trapelano notizie più precise sui contenuti di questo patto.
Secondo Al Arabiya, tv controllata da Riad e quindi ben informata, i due Paesi “si impegnano ad evitare aggressioni militari”. Poiché le aggressioni finora sono consistite nell’attacco saudita allo Yemen e negli attentati dei guerriglieri yemeniti houthi, di fede sciita e armati da Teheran, contro pozzi petroliferi sauditi, se ne deduce che dovrebbe cessare la guerra in Yemen. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Stando al Wall Street Journal, Arabia Saudita, Emirati, Giordania ed Egitto avrebbero offerto alla Siria un “piano di normalizzazione”, secondo cui Damasco “si adopererà per ridurre il coinvolgimento dell’Iran nel Paese”. Si noti che “ridurre” è diverso da “annullare”. In cambio, dice il WSJ, i sauditi investiranno miliardi di dollari in Siria, grande alleato di Mosca. In tutto ciò l’America, da 70 anni arbitro del Medio Oriente, si trova tagliata fuori perfino da ex alleati come Riad e Il Cairo. Anche da questo si evince che i patti sugellati in questi giorni a Mosca tra Putin e Xi Jinping formalizzano un progetto già in atto per un nuovo assetto mondiale: sono l’inizio di una sfida colossale all’egemonia americana sul mondo.
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