Messo all’angolo dai maggiori partner europei, dalla Francia alla Germania passando per la Spagna, il governo Meloni va ripetendo sul fenomeno dei migranti slogan più o meno consunti. Ma la strategia che l’esecutivo di destra-centro ha in mente, fin dalle prime battute, si è rivelata fallimentare.
Il ministro dell’Interno Piantedosi al lavoro sul testo del nuovo decreto migranti. Interventi in Africa e guerra alle Ong
Il provvedimento interministeriale (Interno, Difesa, Infrastrutture) secondo cui possono sbarcare dalle Ong solo i soggetti fragili mentre gli altri, il cosiddetto “carico residuale”, è destinato a restare a bordo, ha provato uno scontro diplomatico con la Francia. Ma il numero uno del Viminale, Matteo Piantedosi – che è chiamato a riferire domani in Parlamento – non ha intenzione di fare marcia indietro.
Dalle indiscrezioni è in procinto di emanare un altro provvedimento con nuove regole per l’attività delle organizzazioni non governative impegnate a salvare i migranti in mare. In pratica verrà messo nero su bianco un codice di condotta per le Ong. Per entrare nelle acque italiane diventerà obbligatorio averlo sottoscritto e la prima regola sarà di intervenire soltanto quando esiste un effettivo pericolo per i migranti, quando questi saranno a rischio naufragio.
E anche quando si effettuerà il soccorso di imbarcazioni in pericolo la procedura sarà avvisare le autorità del Paese più vicino, comunicando il tipo di intervento che si sta effettuando. Per chi non rispetterà il codice e le regole previste scatterà il divieto di entrare nelle acque territoriali. In caso di violazione saranno previste sanzioni amministrative e anche il sequestro delle navi.
A spiegarlo in un’intervista a Libero è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Attuazione del programma. “Arriveranno necessariamente dei decreti – spiega Giovanbattista Fazzolari – perché le Ong non possono continuare ad agire nella totale illegalità. Se annunci chiaramente che stai avviando una missione per andare nel Mediterraneo a trasportare centinaia di persone, allora devi essere attrezzato per questo.
Ma ciò non accade e quindi le persone che vengono trasportate sulle Ong sono esposte a rischi e difficoltà. Ecco, questo è un profilo di illegalità che fino ad ora non è stato perseguito”. Ma oltre a punire e ostacolare le Ong qual è la strategia del governo Meloni sull’immigrazione? Ancora una volta è Fazzolari- che è volato a Bali per il G20 assieme alla premier Giorgia Meloni – che ci viene in aiuto.
La soluzione al problema, argomenta, “non può che essere il controllo della partenza delle imbarcazioni; e quindi l’Europa deve intervenire in modo strutturale in tutta l’Africa. Servono politiche serie di aiuto ai Paesi africani e accordi con i Paesi del Nordafrica, così come è stato fatto con la Turchia per governare i flussi migratori. Questa è l’unica road map possibile”.
L’obiettivo ultimo, dunque, è la stipula di accordi con Libia, Tunisia, Marocco, Niger e altri Paesi del Sahel. In questo si può dire che il governo sta tenendo fede agli impegni – legittimi o meno – messi nero su bianco nei programmi presentati per le elezioni del 25 settembre dai diversi partiti. Si va dal piano Marshall per l’Africa sponsorizzato da Forza Italia al cosiddetto blocco navale di Fratelli d’Italia fino ad arrivare alla linea dura contro le Ong della Lega.
Nel suo programma Meloni al capitolo immigrazione ha scritto: “Difesa dei confini nazionali ed europei come previsto dal Trattato di Schengen e richiesto dall’Ue, con controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi per fermare, in accordo con le autorità del Nord Africa, la tratta degli esseri umani; creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’Ue, per valutare le richieste d’asilo e distribuzione equa solo degli aventi diritto nei 27 Paesi membri (c.d. blocco navale)”.
Mentre la Lega, tra gli altri punti, alla voce “sbarchi e flussi” prevedeva di “rispristinare i divieti di ingresso, sosta e transito in acque nazionali per le Ong straniere” e di rivedere e riaffermare un nuovo codice di condotta per le Ong, con “introduzione del sequestro amministrativo, confisca e multe per chi viola il divieto di ingresso al fine di tutelare la sicurezza nazionale”. Che è esattamente quanto sta cercando di attuare Piantedosi. Peccato che tutto questo vada a sbattere con quanto va predicando Bruxelles.
Nell’obbligo di salvare le vite in mare “non c’è differenza tra le navi delle Ong o le altre navi: è un obbligo chiaro e inequivocabile”, ha detto Anitta Hipper, portavoce della Commissione Ue. E ancora: “Noi abbiamo messo sul tavolo una piattaforma di solidarietà volontaria. L’Italia ne è la prima beneficiaria, con la Francia e la Germania che hanno provveduto ai primi ricollocamenti. C’è la necessità che la solidarietà continui e questo sta accadendo”.