Il nuovo corso della Banca d’Italia non porta buone notizie al governo. I richiami non cambiano e gli avvertimenti del neo-governatore, Fabio Panetta, sono gli stessi che riecheggiano ormai da mesi: la crescita del Pil in Italia sarà al di sotto dell’1% anche nel 2024, dopo un 2023 che si ferma al di sotto delle aspettative iniziali.
L’economia italiana, come anche quella europea, è in fase “di ristagno”, afferma Panetta alla sua prima uscita pubblica in Italia in occasione dell’evento per celebrare il 60esimo anniversario della costituzione di Iccrea.
Panetta gela il governo: anche nel 2024 per la Banca d’Italia la crescita sarà bassa
Le previsioni dicono che “l’attività produttiva dovrebbe accelerare nei prossimi mesi”, ma questo non basterà ad avere una crescita robusta. Infatti nel 2024 il Pil dovrebbe “rimanere inferiore all’1%”, dopo un +0,7% del 2023 si fermerà allo 0,8% il prossimo anno. E anche nel 2025 non salirà più di tanto, raggiungendo solo l’1%.
Bisogna quindi rilanciare l’economia italiana, partendo da un “sentiero che va dagli investimenti alla produttività”, per poi raggiungere l’obiettivo della crescita. Ma per alzare la produttività servono cambiamenti “in più ambiti”, a partire dagli investimenti nell’innovazione. E inoltre bisogna puntare anche sulla “qualificazione della forza lavoro, il funzionamento del sistema finanziario, il grado di concorrenza, le regole del mercato del lavoro, il funzionamento dell’amministrazione pubblica, in particolare nel campo della giustizia”.
Il problema della crescita italiana è “strutturale”, sottolinea Panetta, con un’economia che “soffre da oltre due decenni della stagnazione della produttività del lavoro, a fronte di un aumento annuo dell’1% nel resto dell’Eurozona”.
Non può mancare da parte di Panetta un richiamo sul peso del debito, che continua a opprimere l’economia italiana: “Va ridotto”. Soprattutto “in rapporto al prodotto”, perché “un debito elevato sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo”. Riducendo la competitività e rendendo l’intero Paese vulnerabile ai mercati finanziari, spiega ancora il governatore di Bankitalia.