Ancora un duro colpo inferto alle mafie. E, ancora una volta, le intercettazioni sono state cruciali. A ventiquattro ore dalla stangata al mandamento di Pagliarelli di Cosa Nostra, un nuovo blitz ha colpito la ndrangheta in Calabria. L’inchiesta, svolta nel solco dell’operazione Rinascita Scott che nel dicembre 2019 ha portato all’arresto di 334 persone, è culminata con la scoperta di una truffa di portata internazionale.
Nuovo blitz contro la ‘ndrangheta: cruciali le intercettazione
La truffa – articolata tra Vibo Valentia, Ungheria, Oman e Cipro – è stata sventata dai carabinieri del Ros, coordinati dalla procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, che hanno agito in cooperazione con le forze di polizia e giudiziarie europee. Il meccanismo mafioso, estremamente elaborato, ha potuto contare sulla complicità di imprenditori e professionisti, tra i quali c’è un avvocato ungherese.
Il legale, destinatario di un mandato di arresto europeo, è intestatario del 50% delle quote di diverse società di diritto italiano, ungherese e cipriota, poste sotto sequestro. Le società erano fittiziamente intestate a soggetti terzi e, secondo l’accusa, erano state create per agevolare le attività di riciclaggio di una cosca di ‘ndrangheta con base operativa a Sant’Onofrio. Il paesino, in provincia di Vibo Valentia, conta poche anime ma è abitato da potenti famiglie mafiose che hanno costruito il loro impero sulla droga.
L’inchiesta, ribattezzata Rinascita 3 Assocompari, ha anche ricostruito, dunque, le dinamiche di una truffa attuata nel 2017 dall’articolazione mafiosa contro degli investitori dell’Oman che hanno versato un milione di euro dietro la falsa promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare con sede a Budapest.
Ennesima figuraccia per Nordio
I legami tra ‘ndrangheta e società fittizie sono stati scoperti tramite numerose intercettazioni telefoniche e ambientali. Con gli arresti condotti tra Calabria e Ungheria, quindi, arriva l’ennesima smentita per Nordio e una nuova dimostrazione del ruolo fondamentale dello strumento investigativo tanto inviso al Guardasigilli che freme per abolirlo.
Uno strumento che ha consentito il recente arresto dell’ex superlatitante Matteo Messina Denaro e la scoperta legata all’esistenza di uno Statuto di Cosa Nostra, scritto dai padri costituenti. Se le riforme che il Guardasigilli sogna con ardore fossero già legge, nulla sarebbe stato possibile. Del resto, come ha sentenziato lo stesso Gratteri, con la sua riforma, Nordio non fa altro che un “regalo alla mafia”.
La Dda di Catanzaro ha riferito che i Ros hanno eseguito otto misure cautelari e tre misure interdittive. A tutti i soggetti arrestati sono stati contestati i reati di riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di valori, truffa internazionale e altri reati con l’aggravante mafiosa. Dietro le sbarre sono finiti Giovanni Barone, 53 anni, Basilio Caparrotta, 62 anni; Basilio Caparrotta, 52 anni; Gerardo Caparrotta, 55 anni, Giuseppe Fortuna, 45 anni; Gaetano Loschiavo, 35 anni; Edina Margit Szilagyi, 57 anni. Le misure interdittive, invece, hanno riguardato Saverio Boragina, 71 anni; Annamaria Durante, 47 anni; Eva Erzsebet Szilagyi, 54 anni. Sono state sequestrate, poi, cinque società immobiliari, due immobili a Pizzo Calabro, uno yatch intestato a una società ungherese e quattro veicoli immatricolati in Italia.