Ad archiviare il caso ci prova il vicepremier Luigi Di Maio: “Ci siamo impegnati a portare l’Italia nell’economia del futuro, fuori da carbone e fonti fossili inquinanti. C’è scritto nero su bianco nel Contratto di Governo”. Ma sulle trivelle in mare, Matteo Salvini non molla: “Io ho votato il referendum per non scavare vicino alle coste – ribadisce -. Ma non si può fermare un intero Paese, non si può dire sempre no”.
Posizioni “alquanto spiazzanti”, le liquidano i grillini Mirella Liuzzi e Luiciano Cillis. “E’ incomprensibile come si possa essere contro le ricerche petrolifere solo quando queste sono vicine alla costa: non si può essere contro le estrazioni a miglia alterne”, tagliano corto i parlamentari lucani M5S. “Inoltre il petrolio, contrariamente a quanto sostenuto, non viene utilizzato per il fabbisogno nazionale – aggiungono -. I combustibili una volta estratti, infatti, diventano di proprietà delle compagnie petrolifere che rivendono i barili alla borsa internazionale”.
Ma non è tutto. “Ci chiediamo come possano restare in silenzio i dirigenti lucani leghisti di fronte a queste dichiarazioni dei loro vertici – accusano -. Non possiamo permettere che si faccia la stessa politica del Pd in campo energetico, per questo ci piacerebbe leggere una forte presa di posizione da parte del senatore leghista lucano Pasquale Pepe e di tutti i dirigenti leghisti lucani e pugliesi”. Con tanto di invito a sostenere l’emendamento blocca-trivelle al decreto semplificazioni.