Il tentativo di trovare la sintesi è ancora in corso. Del resto la delicata partita delle nomine pubbliche incrocia diverse società di Stato. E nello sviluppo del “tetris” pentaleghista, in questi giorni, è massima l’attenzione sulla collocazione dei singoli mattoncini. Dalle parti di viale Mazzini, sede della Rai, all’orizzonte pare ancora esserci tanta nebbia. Nei rari momenti di vista un po’ più nitida, però, sembra scorgersi il profilo di Discovery. Cosa c’entra il colosso Tv americano con mamma Rai? Diciamo che dalla sua scuderia arriva buona parte dei manager che ricorrono nei totonomine di questi giorni, in particolare per quel che concerne il ruolo di Amministratore delegato (che andrà a sostituire l’attuale Dg). Tra i più accreditati ci sono i nomi di Fabrizio Salini e Andrea Castellari. Il primo, già direttore de La7, ha avuto recenti trascorsi proprio in Discovery. C’è chi però vede nel suo profilo un limite: pur rifiutando l’incasellamento nel gruppo dei renziani, Salini ogni tanto viene accostato alla categoria perché oggi lavora nella Stand by me, società di produzione fondata da Simona Ercolani, già impegnata nella regia di alcune “Leopolde” e consorte del renzianissimo Fabrizio Rondolino. “Ombre” a parte, il fatto certo è che il nome di Salini viene ripetuto più volte.
Gli altri – Seguendo il filo di Discovery, però, si arriva anche all’altro profilo: Castellari. Oggi a capo di Viacom International Media Networks, il manager ha lavorato dal 2007 al 2014 proprio in Discovery, con ruoli di diversa responsabilità. Pure il suo, allora, è un nome che si sente fare per il ruolo di Ad. A questo punto, però, per qualcuno si arriva dritti a un terzo nome forte, già emerso anni fa quando il Governo Renzi doveva decidere a chi assegnare la poltrona di Dg di viale Mazzini (scelta poi caduta su Antonio Campo Dall’Orto). Il profilo in questione, per ora del tutto coperto, è quello di Marinella Soldi. Agli osservatori più attenti non è sfuggito il fatto che proprio una settimana fa la Soldi ha lasciato il gruppo Discovery, di cui era arrivata a rivestire la carica di chief strategy officer per l’Europa e il Medio Oriente. Insomma, la manager è stata un peso massimo del colosso che ha il suo quartier generale negli Stati Uniti. Al momento delle sue dimissioni ha semplicemente comunicato che sono all’orizzonte nuove esperienze professionali, senza specificare quali.
La variabile – C’è anche chi fa notare che il suo addio a Discovery scatterà formalmente nell’ottobre prossimo. Ma questo non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile sull’eventuale percorso di avvicinamento alla tolda di comando della Rai. L’elemento curioso è che in questa parte di totonomine c’è un filo conduttore, ossia Discovery, che potrebbe portare alle carte più scoperte di Salini e Castellari, salvo approdare a quella più coperta della Soldi. Senza contare che il livello di sviluppo tecnologico reggiunto da Discovery dovrebbe essere considerato un buon biglietto da visita dal ministro grillino dello sviluppo, Luigi Di Maio, che proprio l’altro ieri ha auspicato per Rai e Mediaset un’evoluzione alla Netflix, cioè molto più improntata sugli sviluppi delle recenti piattaforme. Nel calderone della candidature al posto di Ad della Rai si fanno poi i nomi di Fabio Vaccarono (Google) e Gianmarco Mazzi (già direttore artistico di Sanremo). Ma nelle ultime ore è sulla “variabile” Discovery che si sta ragionando.