Non è stato semplice dar vita al Governo giallo-rosso. Una volta arrivato il via libera dei dem alla conferma di Giuseppe Conte come premier, lo scoglio principale è stato quello della formazione della squadra, con Luigi Di Maio che fino alla fine ha cercato di mantenere il maggior peso possibile a Palazzo Chigi e il Pd alla ricerca di Ministeri di primo piano e contestualmente di un ridimensionamento del leader pentastellato, dopo aver ceduto sul bis per il presidente del Consiglio.
Difficoltà che in queste ore si stanno riproponendo per la composizione del sottogoverno, in una partita tutta interna alle due principali forze politiche che compongono l’Esecutivo. Il nodo infatti in questo caso non sta tanto nel numero di viceministri e sottosegretari da assegnare al Movimento 5 Stelle e al Partito democratico, che dovrebbero aggirarsi sui 25 per i pentastellati e sui 20 per i dem, per concludere poi con circa tre posti da concedere a Leu. Il braccio di ferro è tra le diverse correnti dei partiti.
EQUILIBRI DEM. Il Pd sta cercando di trovare un’intesa tra le anime del partito. Mentre Nicola Zingaretti appare titubante nel mettere in prima linea i suoi uomini, resta così ancora tutto da definire il peso nel sottogoverno di Andrea Orlando, Maurizio Martina e Graziano Delrio. Tra gli ex ministri a tornare a Palazzo Chigi è stato solo Dario Franceschini, l’uomo delle trattative con il Movimento 5 Stelle, e gli altri sembrano decisi a far valere il loro peso con sottosegretari e viceministri di loro fiducia, dando spazio anche ai trombati alle ultime elezioni. Blindati ormai appaiono però soltanto Antonio Misiani ed Emanuele Fiano, il primo come viceministro all’economia e il secondo come numero due al Viminale.
Notevoli poi le quotazioni dell’attuale assessore regionale del Lazio, Gian Paolo Manzella, come sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico, e di Anna Ascani, renziana legata a Roberto Giachetti, per il Miur. Ma lo stesso Giachetti potrebbe ottenere una poltrona, forse come sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. Potrebbe ottenere un posto al sole alla Farnesina Lia Quartapelle, mentre per il Ministero della giustizia circola il nome di Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm, e per l’ambiente di Andrea Martella, anche se per tale dicastero circolano anche diversi altri nomi.
Al Ministero delle infrastrutture potrebbe infine approdare Lorenza Bonaccorsi, ma tra i possibili sottosegretari, anche se resta da definire a quale Ministero, si parla anche di Debora Serracchiani, Marina Sereni e Luigi Marattin. Sul fronte Leu viene data invece sostanzialmente per certa Rossella Muroni all’ambiente.
CHI SPERA E CHI TEME. Più complessa la situazione all’interno del Movimento Cinque Stelle, dove diversi sottosegretari del Conte 1 potrebbero non essere riconfermati e altri sperano in un ruolo di governo. Al Viminale sembra così destinato alla riconferma soltanto Luigi Gaetti, mentre Nicola Morra, dato da molti come sicuro sottosegretario, sembra preferisca restare alla guida dell’Antimafia. Al Mef appare quasi certa la conferma di Laura Castelli, mentre per il Mise si fanno largo Carla Ruocco e Andrea Cioffi.
In bilico Giuseppe Brescia ai Rapporti con il Parlamento, mentre sembra ci sia una sostanziale intesa su Francesco D’Uva e Lucia Azzolina al Miur. Agli esteri dovrebbe poi andare Manlio Di Stefano, Angelo Tofalo dovrebbe essere riconfermato alla Difesa, Luca Carabetta all’Innovazione, mentre vi sarebbero delle perplessità su Mattia Fantinati alla Pubblica amministrazione. Avanzano inoltre le ipotesi di Francesco Urraro al Ministero della giustizia e dell’ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, all’ambiente. Spuntate infine le ipotesi di Davide Tripiedi al Ministero del lavoro, Margherita Corrado al Mibact e Pierpaolo Sileri al Ministero della salute. In corsa però anche Emilio Carelli. Senza contare che per i pentastellati pesa anche la necessità di una giusta rappresentanza tra deputati e senatori.