Nuove minacce dell’Isis nei confronti del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. La rivista dell’Isis Al Naba è stata diffusa la fotografia dell’esponente M5S ritratto nella plenaria del vertice della coalizione anti-Daesh del giugno scorso nella Capitale, accanto al segretario di Stato Usa, Antony Blinken.
L’articolo dal titolo “Perché il Califfato li spaventa!” comprende diversi messaggi inquietanti, come “Proclameremo il califfo con pallottole e munizioni”. La diffusione della foto secondo gli esperti, una minaccia diretta al responsabile della Farnesina. Le nuove minacce dopo quelle dello scorso luglio (leggi l’articolo), sempre in un editoriale diffuso dal magazine dello Stato islamico.
“Sono vicino a @luigidimaio per le nuove, gravissime minacce ricevute dai terroristi Isis. Non ci fanno paura – scrive su Twitter il leader M5S, Giuseppe Conte -: il suo impegno, al servizio del Paese e della stabilità internazionale, non sarà scalfito da atti intimidatori. Chi tocca Luigi tocca ognuno di noi”.
“A nome mio personale e di tutta la comunità del Partito democratico – afferma in una nota il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta – esprimo solidarietà e preoccupazione per questo ennesimo, grave ed esplicito atto intimidatorio verso Luigi Di Maio. Le minacce dell’Isis certo non fermeranno l’impegno del Ministro, della Farnesina e DI tutto il governo italiano nel contrasto al fondamentalismo e al terrorismo internazionale”.
Nel luglio scorso, Di Maio era già finito nel mirino dell’Isis, dopo aver copresieduto per la prima volta a Roma, sempre con il segretario di Stato americano Blinken, la riunione ministeriale della coalizione anti Daesh. Il settimanale dell’Isis al Naba, in quel caso, aveva pubblicato un articolo di minacce nei confronti dell’Italia e del ministro degli Esteri, nel quale si leggeva: “Il dossier più pesante e importante sul tavolo dell’alleanza dei crociati a Roma è l’Africa e la regione del Sahel”.
“Il ministro degli Esteri italiano – proseguiva l’Isis – ha ammesso che non basta combattere lo stato islamico in Iraq e Siria, ma bisogna guardare altre regioni in cui è presente, sostenendo che l’espansione dello stato islamico in Africa e nel Sahel desta preoccupazione e proteggere le coste europee significa proteggere l’Europa”.
“Non è un caso – aveva scritto il giornale che fa riferimento allo Stato islamico – che i crociati e i loro alleati si incontrino nella Roma crociata e non c’è dubbio che i timori di Roma siano giustificati, poiché è ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin. I mujahidin
dell’Isis stanno ancora aspettando il compimento della promessa di Dio onnipotente nei loro confronti: questa è Dabiq, questa è Ghouta, questa è Gerusalemme e quella è Roma e noi vi entreremo senza false promesse”.