Manlio Cerroni, l’ex patron della discarica romana di Malagrotta, assolto nel novembre dello scorso anno dall’accusa di essere il capo di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti solidi e urbani, è stato rinviato a giudizio dal Gup di Roma, assieme ad altre 7 persone, in relazione al malfunzionamento, tra il 2006 e il 2013, degli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb), Malagrotta1 e Malagrotta2, da cui il consorzio Colari, di cui lo stesso Cerroni era proprietario, avrebbe ricavato ingenti vantaggi economici.
L’inchiesta riguarda anche la vicenda del tritovagliatore di Rocca Cencia attivato nella Capitale nella primavera del 2013, durante l’emergenza rifiuti, in assenza di un’autorizzazione regionale e perciò, sempre secondo gli inquirenti, ottenendo un “ingiusto profitto”.
Oltre Cerroni sono stati rinviati a giudizio il suo il braccio destro, Francesco Rando, l’allora direttore tecnico dei due Tmb di Malagrotta, Paolo Stella, l’ex direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon, il gestore di fatto della discarica di Malagrotta e dell’annesso gassificatore, Piero Giovi, l’ex presidente di Colari, Candido Saioni, l’ex dirigente del dipartimento Ambiente della Provincia di Roma, Claudio Vesselli e il legale rappresentante dell’omonima ditta che ottenne in affitto da Colari il ramo d’azienda relativo al tritovagliatore di Rocca Cencia, Giuseppe Porcarelli.
I reati contestati dal pm Alberto Galanti vanno dalla gestione abusiva di rifiuti all’abuso d’ufficio e alla frode in pubbliche forniture. Parti offese sono la Regione Lazio, Roma Capitale e Ama. Il dibattimento sarà celebrato a partire dal prossimo 3 dicembre.